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E' un comune di circa 7500 abitanti situato nel nord-ovest dell’Italia.
E’ compreso nella regione della Lombardia e fa parte della provincia di Milano.
Sulle origini del suo nome ci sarebbero due possibili spiegazioni: la prima lo fa risalire alla voce germanica "turba" (capanna); la seconda, più probabile, deriverebbe invece dal latino "turris bis", giustificata anche dalla presenza di due torri, esistenti sicuramente già dalla tarda età romana, che erano poste in testa all’antico ponte sul Ticino Lo stemma del comune (che è anche quello della locale famiglia Piatti) raffigura questo antico ponte ed è utilizzato fin dal 1922; tale stemma è visibile anche su uno storico camino all'interno di Palazzo Gray De Cristoforis.
La prima citazione del borgo risale al 1150 ed è relativa al fatto che fosse il luogo di riferimento per l’attraversamento del fiume Ticino sulla tratta commerciale Como-Novara.
Nel 1179 iniziò la realizzazione del Naviglio Grande per collegare con una via d’acqua il fiume Ticino a Milano, questo diede inizio allo sviluppo della parte bassa del comune (Turbigh in giò).
L’amministrazione del luogo venne presa in carico, già dal medioevo, dalla famiglia Piatti; divenne in seguito feudo della famiglia D’Adda; nel 1599 passò ai Gallarati, poi ai Doria Landi; dall’Ottocento si sono susseguiti i Tatti e i De Cristoforis, di queste due famiglie sono rimasti gli omonimi palazzi.
Grazie alla piacevolezza del paesaggio circostante e alla ricchezza di fauna dei boschi della zona, dai secoli passati il territorio di Turbigo è sempre stato caratterizzato dalla presenza di dimore signorili, usate prevalentemente per la villeggiatura estiva o come base per le battute di caccia.
Di interesse anche il castello Visconteo dell’ IX secolo (che attualmente è una residenza privata), trasformato nel Cinque-Seicento da maniero a residenza signorile e riportato poi nel Novecento alla sua struttura trecentesca; nonchè il seicentesco ponte sul Naviglio Grande, con a fianco i resti di un’antica dogana austriaca del Settecento.
Durante il periodo Napoleonico il paese si espanse inglobando temporaneamente anche i vicini abitati di Robecchetto e Nosate, ritornati poi autonomi.
Nel Giugno del 1859 fu teatro di una battaglia che vide protagonisti i Franco-Piemontesi da una parte e gli Austriaci dall’altra, nell’ambito della più nota Battaglia di Magenta.
Turbigo fa parte del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino.
Notizie storiche turbighesi
turbigo 1868 - salvataggio nel Naviglio grande
Turbigo 1868:
Felice Gualdoni salva un bambino di 4 anni caduto nel Naviglio grande
di Paolo Mira
Felice Gualdoni salva un bambino di 4 anni caduto nel Naviglio grande
di Paolo Mira

La storia di Turbigo è
stata da sempre legata ai suoi corsi d’acqua: il Ticino e, soprattutto, il Naviglio
grande, veri protagonisti delle vicende lieti e tristi di tanti secoli. Il
Naviglio serviva sì per la navigazione, per il trasporto di merci e persone e
per gli usi domestici, ma costituiva a volte un pericolo; una semplice
disattenzione o noncuranza potevano facilmente trasformarsi in tragedia.
L’episodio che vogliamo raccontare vuole sottolineare proprio uno dei numerosi
atti di coraggio compiuti dai turbighesi per salvare persone cadute in acqua e
destinate a morte certa. Il fatto in questione si svolse nel lontano 11
settembre 1868: Felice Cavaiani, figli di Francesco e Giuseppa Cormani, di
quattro anni, caduto in acqua accidentalmente, fu salvato grazie alla prontezza
e al coraggio di Felice Gualdoni con un gesto che gli valse anche la ricompensa
concessa dal Ministero dell’Interno del Regno d’Italia per “azioni di coraggio
civile”. Il fanciullo - si legge nel verbale che documenta l’accaduto - si
trovava “lungo la strada alzaia del Naviglio
ad un guado dirimpetto al Monteruzzo quando, abbassatosi per bere dell’acqua
con una scodella di legno, il peso del corpo vinse, cadde nel Naviglio e fu
trasportato nel mezzo dalla corrente dell’acqua”. Felice Gualdoni,
barcaiolo di professione, di 29 anni, figlio di Angelo e Bonomi Felicita, che
in quel momento “trovavasi nella propria
casa posta lungo il Naviglio, udite le grida degli astanti sbalzò fuori di casa
e additatogli il sommerso che veniva trasportato dalla corrente, ancora
vestito, ma senza scarpe” si gettò nel fiume e, percorrendo a nuoto un
tratto di circa sessanta metri, raggiunse il bambino e lo trasportò a riva
ancora vivo. “Questa generosa azione
- continua il verbale del Consiglio municipale turbighese - merita maggiormente considerazione stante il
luogo pericoloso ove venne estratto e stante anche il coraggio dell’istante
avendo già il medesimo Gualdoni estratto tre altre volte sommersi senza poter
invocare il premio perché sgraziatamente estratti morti”. Alla deposizione
giurata dei testimoni oculari - i turbighesi Carlo Cormani e Gaetano Gualdoni e
il costruttore di navi Giuseppe Fantoni di Coarezza - si aggiungeva agli
incartamenti necessari da inoltrare alla Sotto Prefettura per la riscossione
del premio, anche la dichiarazione del perito tecnico. La relazione stilata dal
sindaco del paese, l’ingegnere Paolo Tatti, documenta la difficoltà e il rischio
dell’impresa; dichiara il Tatti che “la
profondità dell’acqua, in seguito ad opportuni rilievi, è di metri 1.70 e la
velocità della stessa è di metri 1.50 per minuto secondo”. Inoltrata
l’intera documentazione, il 28 settembre dell’anno successivo l’Agenzia della
Provincia di Milano dell’Amministrazione esterna del Tesoro inviava alla Giunta
municipale di Turbigo il mandato di pagamento di venti lire a favore di Felice
Gualdoni.
turbigo 1915 - il Sergente A. Gubbels
Turbigo 1915
Centenario della morte del sergente Alberto Gubbels
di Paolo Mira
Centenario della morte del sergente Alberto Gubbels
di Paolo Mira
Nel 2014 si sono aperte in tutta Europa le commemorazioni per il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, proseguite con numerose manifestazioni per tutto il 2015; un triste anniversario che ha motivo di essere celebrato solamente per ricordare i milioni di caduti per una causa spesso nemmeno del tutto compresa. Anche Turbigo ha pianto i suoi numerosi morti; ne abbiamo scelto uno per tutti, forse il meno conosciuto: il sergente Alberto Gubbels, il cui ricordo sopravvive sul cippo funerario posto nel viale centrale del primo campo del cimitero turbighese. L’epigrafe così ricorda: “IN QUESTO CIMITERO/ ALL’OMBRA DELLA CROCE/ ATTENDONO/ LA FUTURA RESURREZIONE/ LE SPOGLIE MORTALI DI/ GUBBELS MARIA/ MORTA IL 30 GENNAIO 1919/ D’ANNI 63/ GUBBELS ALBERTO/ MORTO IL 9 DICEMBRE 1915/ D’ANNI 29/ LA FAMIGLIA ADDOLORATA/ INVOCA PEI CARI/ LA ETERNA REQUIEM//”.
Come accaduto qualche anno fa per il garibaldino Emilio Roda, abbiamo cercato di recuperare maggiori informazioni anche su questo giovane soldato.
Come accaduto qualche anno fa per il garibaldino Emilio Roda, abbiamo cercato di recuperare maggiori informazioni anche su questo giovane soldato.
Alberto Angelo Maria Gubbels, nato a Terni il 13 agosto 1890, era figlio di Enrico, direttore di filatura, e Maria Caterina Lacrosse. La famiglia, a motivo del lavoro del padre, aveva lasciato la città di Terni nel 1905 e, prima di giungere a Turbigo, nel 1912 risultava essere residente a Prato. La madre Maria Caterina, figlia di Pietro Lamberto Lacrosse, sarebbe morta a Turbigo a 63 anni, il 30 gennaio 1919, come documenta l’iscrizione sepolcrale, confermata dai Registri di morte dell’Archivio parrocchiale di Turbigo.
Ulteriori notizie ci sono state fornite dalla Federazione Provinciale di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro, che ringraziamo. Tale documentazione d’archivio riferisce la dinamica della morte sul campo dell’eroico sergente del 5° reggimento alpini, matricola n. 31069, avvenuta il 9 dicembre 1915 - esattamente cento anni fa - a Monte Vies, picco nei pressi di Pieve di Bono (Trentino-Alto Adige): “Durante un assalto ai trinceramenti nemici, visto cadere mortalmente ferito il proprio ufficiale, Alberto Gubbels prontamente assumeva il comando del plotone, e, con grande slancio, lo guidava ancora all’assalto, finché, a pochi passi dalla trincea nemica, cadeva egli stesso mortalmente ferito”.
Il giovane caduto, ricordato anche nell’Albo d’oro dei caduti lombardi della grande guerra, fu insignito della “medaglia di bronzo al valore militare” alla memoria durante una cerimonia pubblica che si tenne a Turbigo nel 1916.
Per la buona riuscita della commemorazione si era mobilitato in prima persona il sindaco locale, Carlo Bussola, che aveva scritto alle più alte cariche civili e militari del tempo, le quali - pur non potendo intervenire direttamente alla cerimonia turbighese - avevano inviato un proprio scritto, sottolineando l’alto valore civile e morale dell’iniziativa; così, infatti, rispondeva il 22 gennaio 1916 il Colonnello Capo di Stato Maggiore Carlo Ferrario a nome del Comandante di Corpo d’armata di Milano generale Vittorio Camerana, come pure, nello stesso giorno, il Provveditore agli studi di Milano professor Pasquale Aldinio e, il 23 gennaio con un telegramma, il Commissario civile per il territorio della Provincia di Milano e Prefetto incaricato di Milano, senatore Giovanni Cassis.
Bibliografia:
Paolo Mira, 1915: Alberto Gubbels, caduto della grande guerra, in “Agorà”, anno V, n. 11, novembre 2014, p. 16.
Ulteriori notizie ci sono state fornite dalla Federazione Provinciale di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro, che ringraziamo. Tale documentazione d’archivio riferisce la dinamica della morte sul campo dell’eroico sergente del 5° reggimento alpini, matricola n. 31069, avvenuta il 9 dicembre 1915 - esattamente cento anni fa - a Monte Vies, picco nei pressi di Pieve di Bono (Trentino-Alto Adige): “Durante un assalto ai trinceramenti nemici, visto cadere mortalmente ferito il proprio ufficiale, Alberto Gubbels prontamente assumeva il comando del plotone, e, con grande slancio, lo guidava ancora all’assalto, finché, a pochi passi dalla trincea nemica, cadeva egli stesso mortalmente ferito”.
Il giovane caduto, ricordato anche nell’Albo d’oro dei caduti lombardi della grande guerra, fu insignito della “medaglia di bronzo al valore militare” alla memoria durante una cerimonia pubblica che si tenne a Turbigo nel 1916.
Per la buona riuscita della commemorazione si era mobilitato in prima persona il sindaco locale, Carlo Bussola, che aveva scritto alle più alte cariche civili e militari del tempo, le quali - pur non potendo intervenire direttamente alla cerimonia turbighese - avevano inviato un proprio scritto, sottolineando l’alto valore civile e morale dell’iniziativa; così, infatti, rispondeva il 22 gennaio 1916 il Colonnello Capo di Stato Maggiore Carlo Ferrario a nome del Comandante di Corpo d’armata di Milano generale Vittorio Camerana, come pure, nello stesso giorno, il Provveditore agli studi di Milano professor Pasquale Aldinio e, il 23 gennaio con un telegramma, il Commissario civile per il territorio della Provincia di Milano e Prefetto incaricato di Milano, senatore Giovanni Cassis.
Bibliografia:
Paolo Mira, 1915: Alberto Gubbels, caduto della grande guerra, in “Agorà”, anno V, n. 11, novembre 2014, p. 16.
Link al sito del Comune di Turbigo:
http://www.comune.turbigo.mi.it/ |