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Con le sue frazioni di Pontevecchio e Pontenuovo, è un comune di più di 23000 abitanti situato nel nord-ovest dell’Italia.
E’ compreso nella regione della Lombardia e fa parte della provincia di Milano.
Viene ricordato per l’omonima battaglia, combattuta il 4 giugno 1859.
Senza la vittoria dei franco-piemontesi a Magenta, che aprì la strada alla liberazione di Milano dalla dominazione austriaca, la storia d´Italia forse sarebbe stata diversa.
Per questo è considerata punto di partenza fondamentale per la conquista dell´Indipendenza e per la realizzazione dell´Unità d´Italia.
Ogni anno, la prima domenica di giugno, Magenta ricorda questo importante episodio storico con celebrazioni che richiamano un folto pubblico oltre alle autorità rappresentanti le Nazioni che qui hanno combattuto nel 1859.
Le celebrazioni della battaglia, che hanno il loro momento culminante nella rievocazione storica in costume, si sono ormai affermate come un evento che coniuga la storia e la cultura ai valori dell’ amicizia, della solidarietà e della fratellanza.
Anche il colore Magenta (un rosso tendente al fucsia) sembra che abbia preso il suo nome dalla battaglia. L’ipotesi più accreditata è che quando venne creato e poi brevettato questo colore (da parte di una società britannica), Magenta e Solferino erano i nomi più diffusi dai giornali di tutta Europa, per le notizie delle omonime battaglie, fra le più sanguinose mai combattute; i pubblicitari inglesi pensarono di appropriarsi di questi nomi “di moda” per meglio commercializzare vari prodotti.
Le prime notizie riguardanti l'origine di Magenta risalgono al V secolo a.C. quando alcune tribù di Galli Insubri stabilirono un proprio villaggio nei pressi di questo punto strategico vicino al fiume Ticino.
Quando i Romani conquistarono il territorio, nel 222 a.C., crearono un accampamento fortificato che si trovava ad essere l'ultimo centro abitato prima del valico del fiume, in prossimità dell'allora "Vadum Tercantinum" (Trecate).
Dopo la fase storica delle invasioni barbariche Magenta si trovò sotto il dominio longobardo e dipendente dalla vicina Corbetta, che era allora il centro di riferimento per i villaggi della zona.
Nel 1162 la città venne saccheggiata da Federico Barbarossa e rasa al suolo, come rappresaglia contro i comuni lombardi ribelli. Analoga cosa si ripetè nel 1356, quando le armate avverse ai Visconti saccheggiarono il villaggio.
Secondo una leggenda, nel 1310 il Re di Germania Enrico (Arrigo) VII di Lussemburgo, mentre si recava a Milano rimase bloccato a Magenta da una tremenda nevicata; a seguito della grande ospitalità accordata al futuro imperatore del Sacro Romano Impero dagli abitanti del luogo, egli innalzò Magenta alla dignità di borgo con i privilegi di godere di una guardia armata e di istituire un mercato che, dal 1410, si svolge ogni lunedì.
Nel 1396 numerosi territori della città furono donati da Gian Galeazzo Visconti ai monaci della Certosa di Pavia che ne migliorarono l'agricoltura e lo sfruttamento dei terreni.
All'estinzione della casata dei Visconti, il borgo passò dapprima agli Sforza e poi a Carlo V di Spagna, insieme al resto del milanese.; nel 1619, divenne feudo del Conte Luigi Melzi.
Durante il XVII secolo nel Ducato di Milano imperversò la peste ed anche Magenta rimase molto segnata da questa epidemia.
Nel 1706 il Ducato di Milano passò nelle mani degli Asburgo d'Austria, che lo tennero sino al 1859.
L'area del magentino venne rivalutata dal 1836 quando, con la costruzione di una dogana sul fiume Ticino in prossimità del ponte napoleonico, nacque l'agglomerato urbano di Pontenuovo che venne ad unirsi a Magenta.
Fu questo uno dei periodi di maggior sviluppo del comune che sostituì gradatamente ma progressivamente gran parte dell'agricoltura con le prime industrie, prevalentemente alimentari, tessili e meccaniche.
Una delle società tra le più importanti in Italia ed Europa nella produzione di fiammiferi ha avuto sede a Magenta. E’ stata la SAFFA (Società per Azioni Fabriche Riunite Fiammiferi). Attiva per 130 anni (dal 1871 al 2001), ha prodotto, oltre a fiammiferi di ogni tipologia, una linea di mobili disegnati da Giò Ponti e accendini per Cartier. Dopo la dismissione definitiva dello stabilimento gran parte dell'archivio della SAFFA è stato recuperato e salvato dal macero grazie ad un ex dipendente.
Un’altra azienda, attiva nel campo tessile, fondata a Magenta nei primi del ‘900, fu la Naj-Oleari, di proprietà dell'omonima famiglia.
Donata al comune, la villa Naj-Oleari è stata sede della biblioteca comunale, oggi è utilizzata come sede della Proloco cittadina e, annualmente, a partire dal giorno prima della ricostruzione storica che commemora la Battaglia, ospita l'allestimento degli accampamenti dei figuranti in uniforme che qui vivono, seguendo usi e costumi dell'epoca, per tre giorni.
Altro edificio di interesse è Casa Giacobbe, diventata, dal 2012, sede del Museo della Battaglia di Magenta (visitabile su prenotazione).
La collezione del museo è formata prevalentemente dagli oggetti che la stessa famiglia Giacobbe trovò all'interno della propria casa dopo il termine dello scontro; questa dimora fu infatti l'ultimo baluardo austriaco e fu testimone, per tale motivo, dell'assalto più cruento della battaglia. La restante parte della collezione è costituita da oggetti raccolti sul campo di battaglia dagli stessi abitanti di Magenta alla fine degli scontri. Su una sua facciata, quella verso il giardino, sono stati mantenuti i fori dei proiettili e delle cannonate.
L’etimologia del nome Magenta non è certa, potrebbe derivare da un nome latino di persona “Magius”, dal termine “maggenga”, in riferimento alla produzione del fieno, o anche accostarsi al termine dialettale piemontese “mazent” (massaio) che a sua volta deriverebbe dal latino “mansum”, ossia dimora.
Nel 1947 Magenta viene elevata al rango di città, con decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola.
Nativa di Magenta è stata Gianna Beretta Molla, proclamata Santa il 16 maggio 2004 da papa Giovanni Paolo II.
Magenta fa parte del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino.
Quando i Romani conquistarono il territorio, nel 222 a.C., crearono un accampamento fortificato che si trovava ad essere l'ultimo centro abitato prima del valico del fiume, in prossimità dell'allora "Vadum Tercantinum" (Trecate).
Dopo la fase storica delle invasioni barbariche Magenta si trovò sotto il dominio longobardo e dipendente dalla vicina Corbetta, che era allora il centro di riferimento per i villaggi della zona.
Nel 1162 la città venne saccheggiata da Federico Barbarossa e rasa al suolo, come rappresaglia contro i comuni lombardi ribelli. Analoga cosa si ripetè nel 1356, quando le armate avverse ai Visconti saccheggiarono il villaggio.
Secondo una leggenda, nel 1310 il Re di Germania Enrico (Arrigo) VII di Lussemburgo, mentre si recava a Milano rimase bloccato a Magenta da una tremenda nevicata; a seguito della grande ospitalità accordata al futuro imperatore del Sacro Romano Impero dagli abitanti del luogo, egli innalzò Magenta alla dignità di borgo con i privilegi di godere di una guardia armata e di istituire un mercato che, dal 1410, si svolge ogni lunedì.
Nel 1396 numerosi territori della città furono donati da Gian Galeazzo Visconti ai monaci della Certosa di Pavia che ne migliorarono l'agricoltura e lo sfruttamento dei terreni.
All'estinzione della casata dei Visconti, il borgo passò dapprima agli Sforza e poi a Carlo V di Spagna, insieme al resto del milanese.; nel 1619, divenne feudo del Conte Luigi Melzi.
Durante il XVII secolo nel Ducato di Milano imperversò la peste ed anche Magenta rimase molto segnata da questa epidemia.
Nel 1706 il Ducato di Milano passò nelle mani degli Asburgo d'Austria, che lo tennero sino al 1859.
L'area del magentino venne rivalutata dal 1836 quando, con la costruzione di una dogana sul fiume Ticino in prossimità del ponte napoleonico, nacque l'agglomerato urbano di Pontenuovo che venne ad unirsi a Magenta.
Fu questo uno dei periodi di maggior sviluppo del comune che sostituì gradatamente ma progressivamente gran parte dell'agricoltura con le prime industrie, prevalentemente alimentari, tessili e meccaniche.
Una delle società tra le più importanti in Italia ed Europa nella produzione di fiammiferi ha avuto sede a Magenta. E’ stata la SAFFA (Società per Azioni Fabriche Riunite Fiammiferi). Attiva per 130 anni (dal 1871 al 2001), ha prodotto, oltre a fiammiferi di ogni tipologia, una linea di mobili disegnati da Giò Ponti e accendini per Cartier. Dopo la dismissione definitiva dello stabilimento gran parte dell'archivio della SAFFA è stato recuperato e salvato dal macero grazie ad un ex dipendente.
Un’altra azienda, attiva nel campo tessile, fondata a Magenta nei primi del ‘900, fu la Naj-Oleari, di proprietà dell'omonima famiglia.
Donata al comune, la villa Naj-Oleari è stata sede della biblioteca comunale, oggi è utilizzata come sede della Proloco cittadina e, annualmente, a partire dal giorno prima della ricostruzione storica che commemora la Battaglia, ospita l'allestimento degli accampamenti dei figuranti in uniforme che qui vivono, seguendo usi e costumi dell'epoca, per tre giorni.
Altro edificio di interesse è Casa Giacobbe, diventata, dal 2012, sede del Museo della Battaglia di Magenta (visitabile su prenotazione).
La collezione del museo è formata prevalentemente dagli oggetti che la stessa famiglia Giacobbe trovò all'interno della propria casa dopo il termine dello scontro; questa dimora fu infatti l'ultimo baluardo austriaco e fu testimone, per tale motivo, dell'assalto più cruento della battaglia. La restante parte della collezione è costituita da oggetti raccolti sul campo di battaglia dagli stessi abitanti di Magenta alla fine degli scontri. Su una sua facciata, quella verso il giardino, sono stati mantenuti i fori dei proiettili e delle cannonate.
L’etimologia del nome Magenta non è certa, potrebbe derivare da un nome latino di persona “Magius”, dal termine “maggenga”, in riferimento alla produzione del fieno, o anche accostarsi al termine dialettale piemontese “mazent” (massaio) che a sua volta deriverebbe dal latino “mansum”, ossia dimora.
Nel 1947 Magenta viene elevata al rango di città, con decreto del capo dello Stato Enrico De Nicola.
Nativa di Magenta è stata Gianna Beretta Molla, proclamata Santa il 16 maggio 2004 da papa Giovanni Paolo II.
Magenta fa parte del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino.