Il Mulino Vecchio ed il Mulino nuovo di Castano Primo
editing Roberto Bottiani
Nel progetto di valorizzazione del territorio realizzato dal
Polo Culturale del Castanese, il Mulino Vecchio è stato inseririto nella sezione "Luoghi, ville e palazzi" con la dicitura "Il Tesoro Nascosto di Castano Primo è il mulino vecchio ubicato a Ponte Castano - zona roggia Molinara - la cui costruzione è antecendente al 1111". |
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Il Mulino Vecchio sulla roggia Molinara, al ponte di Castano
La rogge sono un elemento familiare del nostro paesaggio, ma forse perché presenti da sempre poco sappiamo della loro storia. Una volta c'era chi sapeva chiamarle per nome, evidenziando così quel rapporto familiare che sempre è esistito tra le acque e l'uomo del Ticino che si è perso con la fine della civiltà contadina. La maggior parte delle rogge che sono state scavate sul nostro territorio esistono ancora oggi. Alcune si chiamano col nome del paese nel cui territorio era presente originariamente l'incile, come quelle di Lonate e Castano sulla riva sinistra del Ticino, e quelle di Oleggio, Galliate e Cerano (già attestata nel 1198) sulla riva destra del fiume. Altre, invece, prendono il nome dalle casate nobili che un tempo possedevano i diritti delle acque: Simonetta, Piatti, del Marchese.
Parecchie di queste rogge oggi sono dette "molinare" perché, nel basso medioevo, lungo il loro corso furono installate delle ruote idrauliche che trasformavano l'energia idrica dell'acqua in energia meccanica.
Questa fu utilizzata per far ruotare le macine dei mulini, oppure le folle di carta e, in tempi più recenti, macchine elettriche. La loro acqua è sempre stata considerata un bene prezioso per la quale sortirono aspre contese. Ne è testimonianza la parola rivale, che trova origine nell'antica denominazione dei proprietari dei fondi segnati dalle rive di una roggia: i rivali, appunto.
La roggia molinara di Castano è certamente l'antica prosecuzione della roggia molinara di Lonate che fu interrotta dall'escavazione del Ticinello (1179). La roggia si prolungava originariamente fino al territorio di Turbigo-Robecchetto: fu tagliata in due tronconi dallo scavo del Naviglio, dando origine, con il suo segmento inferiore, alla roggia molinara di Castano.
In un documento del 27 febbraio 1111 si parla di questa roggia che muoveva le pale di un mulino che doveva essere il Molino Vecchio (oggi di proprietà Miramonti). Inoltre, spulciando il fondo notarile dell'Archivio dell'Ospedale Maggiore (atti dal 1459 al 1535) abbiamo trovato l'elenco delle rogge che scorrevano al ponte di Castano: 1 ) roggia Arno; 2) roggia Saratore; 3) roggia del Molino; 4) roggia Scaleta; 5) roggia Nuova; 6) Ticinaccio, detto anche "ramo vecchio o fosso morto".
La rogge sono un elemento familiare del nostro paesaggio, ma forse perché presenti da sempre poco sappiamo della loro storia. Una volta c'era chi sapeva chiamarle per nome, evidenziando così quel rapporto familiare che sempre è esistito tra le acque e l'uomo del Ticino che si è perso con la fine della civiltà contadina. La maggior parte delle rogge che sono state scavate sul nostro territorio esistono ancora oggi. Alcune si chiamano col nome del paese nel cui territorio era presente originariamente l'incile, come quelle di Lonate e Castano sulla riva sinistra del Ticino, e quelle di Oleggio, Galliate e Cerano (già attestata nel 1198) sulla riva destra del fiume. Altre, invece, prendono il nome dalle casate nobili che un tempo possedevano i diritti delle acque: Simonetta, Piatti, del Marchese.
Parecchie di queste rogge oggi sono dette "molinare" perché, nel basso medioevo, lungo il loro corso furono installate delle ruote idrauliche che trasformavano l'energia idrica dell'acqua in energia meccanica.
Questa fu utilizzata per far ruotare le macine dei mulini, oppure le folle di carta e, in tempi più recenti, macchine elettriche. La loro acqua è sempre stata considerata un bene prezioso per la quale sortirono aspre contese. Ne è testimonianza la parola rivale, che trova origine nell'antica denominazione dei proprietari dei fondi segnati dalle rive di una roggia: i rivali, appunto.
La roggia molinara di Castano è certamente l'antica prosecuzione della roggia molinara di Lonate che fu interrotta dall'escavazione del Ticinello (1179). La roggia si prolungava originariamente fino al territorio di Turbigo-Robecchetto: fu tagliata in due tronconi dallo scavo del Naviglio, dando origine, con il suo segmento inferiore, alla roggia molinara di Castano.
In un documento del 27 febbraio 1111 si parla di questa roggia che muoveva le pale di un mulino che doveva essere il Molino Vecchio (oggi di proprietà Miramonti). Inoltre, spulciando il fondo notarile dell'Archivio dell'Ospedale Maggiore (atti dal 1459 al 1535) abbiamo trovato l'elenco delle rogge che scorrevano al ponte di Castano: 1 ) roggia Arno; 2) roggia Saratore; 3) roggia del Molino; 4) roggia Scaleta; 5) roggia Nuova; 6) Ticinaccio, detto anche "ramo vecchio o fosso morto".
I Mulini.
Non è il caso di raccontare quella che fu la storia del mulino ad acqua. Qui ricordiamo solamente che la nostra vallata era piena di mulini. A tutela di questo gran patrimonio - appunto, l'acqua corrente - esistevano precise norme emanate dai legislatori milanesi (1216) che sancivano il principio della libertà d'insediamento di nuovi mulini, a patto che con costituissero danno verso quelli già esistenti.
Con queste belle parole Sandro Piantanida nella sua monumentale Storia del Ticino registrava la nascita dell'energia idroelettrica: ''Tremila ruote di mulino giravano un tempo lungo le rive del Ticino e tutta l'industria lombarda ne riceveva il battito della vita. I magli delle ferrerie pavesi, i telai delle tessiture, le folli delle vetrerie, le segherie, le cartiere... le macine erano azionate dalla meravigliosa energia che si sprigionava dall'acqua. Venne il giorno in cui il magnifico dono del fiume non fu più sufficiente alle esigenze delle industrie lombarde. Un mago allora seppe carpire alla ruota ed all'acqua la immensa segreta forza che nascondevano nella loro corsa continua (...)".
Oltre al citato documento del 27 febbraio 1111, diverse sono le notazioni che affiorano dagli archivi. Alla fine del Quattrocento troviamo due mulini: il Mulino Vecchio e il Mulino Nuovo. Quest'ultimo, costruito vicino al ponte sul Naviglio, nel 1474 era di proprietà di Pietro de Cantono. Nell'anno successivo diventò di proprietà del Comune. Aveva tre mole per macinare la mistura e una mola per macinare il frumento. Il mulino era affittato, di volta in volta, a qualche mugnaio che risiedeva nei locali della medesima struttura. Nel 1469, il Mulino Nuovo era in possesso della Scuola di S. Maria. Nel gennaio 1526, Gerolamo Della Croce q. Eusebio, dava in affitto a Francesco de Cory, abitante a Monza, il suddetto mulino e il 28 marzo 1530 il Comune lo vendeva a Battista Della Croce.
Nel 1668 il Mulino fu rifatto in muratura, prima era di legno. Il Comune l'aveva affittato ad Agostino Cantone. Il mugnaio teneva per sé la metà del grano da macinare ed era tenuto ad andare a ritirare il prodotto dalle famiglie e a riportarlo macinato. Non poteva tenere più di quattro animali da ingrasso nell'area. Le riparazioni spettavano al Comune che doveva mantenere anche la strada di accesso. Nel 1771 il Mulino Vecchio era ancora in legno e nello stesso anno i deputati della Comunità decisero di lare l'edificio in muratura.
Non è il caso di raccontare quella che fu la storia del mulino ad acqua. Qui ricordiamo solamente che la nostra vallata era piena di mulini. A tutela di questo gran patrimonio - appunto, l'acqua corrente - esistevano precise norme emanate dai legislatori milanesi (1216) che sancivano il principio della libertà d'insediamento di nuovi mulini, a patto che con costituissero danno verso quelli già esistenti.
Con queste belle parole Sandro Piantanida nella sua monumentale Storia del Ticino registrava la nascita dell'energia idroelettrica: ''Tremila ruote di mulino giravano un tempo lungo le rive del Ticino e tutta l'industria lombarda ne riceveva il battito della vita. I magli delle ferrerie pavesi, i telai delle tessiture, le folli delle vetrerie, le segherie, le cartiere... le macine erano azionate dalla meravigliosa energia che si sprigionava dall'acqua. Venne il giorno in cui il magnifico dono del fiume non fu più sufficiente alle esigenze delle industrie lombarde. Un mago allora seppe carpire alla ruota ed all'acqua la immensa segreta forza che nascondevano nella loro corsa continua (...)".
Oltre al citato documento del 27 febbraio 1111, diverse sono le notazioni che affiorano dagli archivi. Alla fine del Quattrocento troviamo due mulini: il Mulino Vecchio e il Mulino Nuovo. Quest'ultimo, costruito vicino al ponte sul Naviglio, nel 1474 era di proprietà di Pietro de Cantono. Nell'anno successivo diventò di proprietà del Comune. Aveva tre mole per macinare la mistura e una mola per macinare il frumento. Il mulino era affittato, di volta in volta, a qualche mugnaio che risiedeva nei locali della medesima struttura. Nel 1469, il Mulino Nuovo era in possesso della Scuola di S. Maria. Nel gennaio 1526, Gerolamo Della Croce q. Eusebio, dava in affitto a Francesco de Cory, abitante a Monza, il suddetto mulino e il 28 marzo 1530 il Comune lo vendeva a Battista Della Croce.
Nel 1668 il Mulino fu rifatto in muratura, prima era di legno. Il Comune l'aveva affittato ad Agostino Cantone. Il mugnaio teneva per sé la metà del grano da macinare ed era tenuto ad andare a ritirare il prodotto dalle famiglie e a riportarlo macinato. Non poteva tenere più di quattro animali da ingrasso nell'area. Le riparazioni spettavano al Comune che doveva mantenere anche la strada di accesso. Nel 1771 il Mulino Vecchio era ancora in legno e nello stesso anno i deputati della Comunità decisero di lare l'edificio in muratura.
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Il tracciato della roggia Molinara
A seguito della concessione a variare i primi trenta chilometri del Naviglio Grande (avvenuta all'inizio del Novecento per lo scavo del Canale Industriale), la Società Lombarda per la Distribuzione di Energia Elettrica stipulò il 3 marzo 1904 con l'Amministrazione demaniale una convenzione che stabiliva: "La roggia mornera di Castano, alimentata dal cavo Marinone, con una quantità d'acqua continua di metri cubi 1,5 al secondo sarà, dopo la sistemazione del primo tratto del Naviglio, alimentata dall'acqua residua della roggia molinara di Lonate. A tale scopo questa dovrà attraversare in una tomba (sottopasso) il nuovo Canale Industriale e sarà immessa nell'alveo che resterà abbandonato dal Naviglio presso Tinella (località non più esistente dove allora esisteva una cascina) per poi proseguire fin oltre la cascina di Santa Maria in Binda dove sarà costruito - in destra dell'attuale Naviglio - un opportuno manufatto derivatore munito di paratoie regolabili al quale farà seguito un canale in muratura capace di convogliare nella roggia molinara la sua normale competenza".
Il consorzio irriguo
Nel 1930, l'ingegnere Consonni fu incaricato dagli Utenti di eseguire le pratiche per il riconoscimento del diritto d'uso delle acque, sia per l'irrigazione sia per uso industriale. Ma non ritenne opportuno affermare tale diritto per cui rifiutò di pagare i canoni conseguenti, al punto che il Genio Civile intestò la concessione al comune di Castano che avrebbe dovuto farsi carico di costituire un Consorzio - ciò che avvenne dieci anni dopo - allo scopo di:
- irrigare con le acque della roggia 82 ettari nei territori di Turbigo e Castano;
- utilizzare l'acqua della roggia per azionare due mulini in territorio di Castano, il primo di proprietà Romorini, il secondo di proprietà Motta;
- utilizzare le acque per azionare l'ex molino Piatti, detto del Pericolo, in territorio di Turbigo;
- utilizzare le acque della roggia per il Candeggio della Tessitura Rossari & Varzi di Turbigo.
Il Consorzio della Roggia Molinara di Castano Primo fu costituito con Regio Decreto 2 dicembre 1940, n. 7037 con sede presso il Municipio. Esiste ancora oggi ed è presieduto dal geometra Franco Motta di Turbigo
A seguito della concessione a variare i primi trenta chilometri del Naviglio Grande (avvenuta all'inizio del Novecento per lo scavo del Canale Industriale), la Società Lombarda per la Distribuzione di Energia Elettrica stipulò il 3 marzo 1904 con l'Amministrazione demaniale una convenzione che stabiliva: "La roggia mornera di Castano, alimentata dal cavo Marinone, con una quantità d'acqua continua di metri cubi 1,5 al secondo sarà, dopo la sistemazione del primo tratto del Naviglio, alimentata dall'acqua residua della roggia molinara di Lonate. A tale scopo questa dovrà attraversare in una tomba (sottopasso) il nuovo Canale Industriale e sarà immessa nell'alveo che resterà abbandonato dal Naviglio presso Tinella (località non più esistente dove allora esisteva una cascina) per poi proseguire fin oltre la cascina di Santa Maria in Binda dove sarà costruito - in destra dell'attuale Naviglio - un opportuno manufatto derivatore munito di paratoie regolabili al quale farà seguito un canale in muratura capace di convogliare nella roggia molinara la sua normale competenza".
Il consorzio irriguo
Nel 1930, l'ingegnere Consonni fu incaricato dagli Utenti di eseguire le pratiche per il riconoscimento del diritto d'uso delle acque, sia per l'irrigazione sia per uso industriale. Ma non ritenne opportuno affermare tale diritto per cui rifiutò di pagare i canoni conseguenti, al punto che il Genio Civile intestò la concessione al comune di Castano che avrebbe dovuto farsi carico di costituire un Consorzio - ciò che avvenne dieci anni dopo - allo scopo di:
- irrigare con le acque della roggia 82 ettari nei territori di Turbigo e Castano;
- utilizzare l'acqua della roggia per azionare due mulini in territorio di Castano, il primo di proprietà Romorini, il secondo di proprietà Motta;
- utilizzare le acque per azionare l'ex molino Piatti, detto del Pericolo, in territorio di Turbigo;
- utilizzare le acque della roggia per il Candeggio della Tessitura Rossari & Varzi di Turbigo.
Il Consorzio della Roggia Molinara di Castano Primo fu costituito con Regio Decreto 2 dicembre 1940, n. 7037 con sede presso il Municipio. Esiste ancora oggi ed è presieduto dal geometra Franco Motta di Turbigo
GALLERY - Il Mulino Nuovo
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Fonti: Tesori Nascosti edizione 2008/2009 Volume a cura di: Polo culturale del Castanese e Cooperativa Raccolto. |