da: TACUIN DA LUNA’ 2015 - Calendario Lonatese
editing Roberto Bottiani
editing Roberto Bottiani
LA DIGA DEL PAN PERDUTO
Già nel I868 gli ingg. Villoresi e Meraviglia avevano ottenuto l’autorizzazione a derivare le acque dal Ticino, “a vantaggio dell’agricoltura, dell’industria e del commercio”.
La concessione venne acquisita nel 1881 dalla °Società Italiana per Condotte d’Acqua° che, nel 1884, portò a termine in località Maddalena di Somma Lombardo, a circa 6 km a valle del Lago Maggiore, la diga del Panperduto.
La traversa tracimabile, lunga 290 metri, è tuttora affiancata sulla destra dall’edificio di presa, lungo 67 metri, composto da 30 luci alte 3 metri, idoneo a derivare dal fiume 190 mc/sec. – e dalla conca di navigazione - dai quali inizia il bacino di presa, lungo 700 metri.
Al termine del bacino sono posizionati, come risultano dalle planimetrie, lo sfioratore e l’edificio di restituzione delle barche in Ticino e l’edificio regolatore del canale Villoresi, dai quali nel 1892 iniziò l’immissione nel suo alveo di 70 mc/sec. di acqua per l’irrigazione di 55.000 ettari di terreni dell’altipiano asciutto della Lombardia.
La denominazione della diga (Pan Perduto), desunta dal nome della località ove fu costruita, rimanda al “pane perso”, un analogo canale di irrigazione iniziato nell’alto medioevo e poi fallito per la mancata impermeabilizzazione del suo alveo.
Anche a Tornavento ne rimane un tratto, in adiacenza al ciglio del pianalto, sul quale si fortificarono le truppe Francesi in occasione dell’omonima Battaglia del 22 giugno 1636.
IMPIANTO DI PORTO DELLA TORRE
Lo sbarramento del Ticino è costituito da una traversa mobile a nove luci, di 20 m ciascuna, dotate di paratoie doppie piane, intercalate da piloni dello spessore di 3 m e consente di sfruttare, dal 1955, tramite la centrale di Porto della Torre, la cadente del Fiume dalla Miorina al Panperduto per produrre Forza motrice.
L’opera di presa della centrale, situata sulla sponda sinistra del Ticino, dispone di una sezione di imbocco lunga 55 m, munita di griglia, cui segue il bacino di carico che convoglia l’acqua alla turbina attraverso un’apertura di 21 m, dotata di 3 coppie di paratoie.
La portata massima è di di 187 mc/sec, il salto medio di 6,2 m.
Il gruppo generatore, ad asse verticale è costituito da una turbina Kaplan della potenza massima di 11.800 kW - la cui girante, con 4 pale in acciaio, ha un diametro di 6,1 m e la velocita di 62,5 giri al minuto - e da un alternatore, di costruzione Ansaldo-S. Giorgio, della potenza di 14.500 kVA, con tensione di 10 kV.
Il diffusore della turbina immette direttamente in un breve canale di scarico che restituisce le acque al Ticino.
L’energia prodotta dal gruppo viene immessa nella rete di distribuzione ad alta tensione. Come le altre quattro centrali dell’asta del Ticino, la centrale di Porto della Torre è completamente automatizzata. Attualmente tutte le centrali vengono telecomandate da Sondrio.
Producibilità media annua degli
impianti dell’asta del Ticino:
Porto della Torre 64,19 Gwh
Vizzola Ticino 249, 0l Gwh
Tornavento 55,75 Gwh
Turbigo superiore 75,29 Gwh
Turbigo inferiore 7,00 Gwh
IMPIANTO DI VIZZOLA TICINO
Con l’interruzione della navigazione tra il Lago Maggiore e Milano, dal 1865 le acque del Ticino scorrevano inutilizzate tra Sesto Calende e Tornavento.
Per tale motivo, la “Società Italiana per Condotte d’Acqua” ottenne con R. Decreto del 6 dicembre 1886 la concessione per derivare mediante l’edificio di presa del Villoresi 55 mc/ sec. d’acqua, da immettere nel canale industriale della costruenda centrale di Vizzola Ticino.
Allo scavo del canale e alla costruzione della centrale provvide la “Società Lombarda per distribuzione di energia elettrica”, costituitasi in Milano il 12 maggio 1897 ad iniziativa della stessa “Condotte”, del Credito Italiano, della “Soc. Continentale per Imprese Elettriche” di Norimberga e di alcuni privati.
Come si afferma nell’atto costitutivo, la “Società Lombarda per distribuzione di energia elettrica” aveva lo scopo di “sviluppare Forze motrici con le acque del Ticino, che ora scorrono inutilizzate fra la diga del canale Villoresi e l’incile del Naviglio Grande, soprattutto per adibirle, trasportate a mezzo elettricità, a beneficio dell’industria”; il trasporto fu reso possibile dallo sviluppo delle correnti alternate trifasi, con tensioni elevate.
Con Decreto Reale del 20 maggio 1897 la “Società Lombarda per distribuzione di energia elettrica” fu autorizzata alla costruzione del “Canale Industriale del Ticino, destinato alla produzione di una Forza potente (ben 19.000 cavalli dinamici) per creazione di energia elettrica, a beneficio della zona lombarda fra il Ticino e l’Olona” e a "derivare metri cubi 55 di acqua dal Ticino in tempo di magra, con un regolatore d’efflusso al bacino di presa identico a quello attuale del Villoresi. Nella competenza d’acqua del nuovo canale concorre quella della Roggia Molinara di 1,5 metri cubi, compresa Fra le utenze inferiori della sponda sinistra del Ticino”.
In quell’anno la società diede inizio allo scavo del canale, con decorso parallelo al Villoresi e con portata massima prevista in 85 metri cubi, e fece predisporre il progetto per la costruzione della centrale, che avrebbe fruito di un salto di 28 metri e della portata tra 55 e 62 mc/sec.
A lavori ultimati, risulto lungo 6.853 metri e terminante con un 1 ponte-canale in muratura nel bacino di carico dal quale 10 condotte forzate - ognuna del diametro di 2 metri e della lunghezza di 47,50 metri - convogliavano l’acqua ad altrettanti gruppi generatori installati nella sala macchine della centrale, con una caduta utile di 27,12 metri.
Dalla centrale le acque venivamo subito restituite al Ticino, mediante un canale di scarico lungo 760 metri.
Ogni gruppo era costituito da una turbina “Francis”, ad asse orizzontale, e da un alternatore trifase coassiale. Tre gruppi già funzionavano nel 1899 ed erano già state installate le più importanti linee elettriche che Fornivano energia alle industrie, molte delle quali distanti le une dalle altre. Altri quattro furono aggiunti l’anno dopo.
All’inaugurazione della centrale - il 9 ottobre 1901, presenti Vittorio Emanuele III e la regina Elena - erano in funzione dieci gruppi e costituivano il più grande impianto idroelettrico d’Europa.
La loro potenza installata complessiva risultava pari a 16.500 kVA ed erano affiancati da due gruppi a corrente continua, per l’eccitazione separata degli alternatori.
Nel 1935, risultando gli impianti meccanici ed elettrici della centrale di Vizzola usurati e tecnologicamente superati, ne venne deliberato il completo rifacimento, rapportato alla prevista disponibilità di 124 mc/sec di acqua, assicurata dall’imminente entrata in Funzione dello sbarramento della Miorina per la regolazione del livello del Lago Maggiore.
I lavori di rifacimento del canale iniziarono nel marzo del 1937.
Ne fu ampliata la presa, con l’aggiunta di un’altra luce ed aumentata la portata da 85 a 124 metri cubi, la formazione di un’ampia ansa rispetto al vecchio tracciato permise di accorciarlo di circa 950 metri, mantenendone la pendenza dello 0,15%. Risultò accresciuto a 50,13 metri il salto della centrale, venne rifatto il ponte-canale e le condotte forzate furono ridotte a tre, ciascuna del diametro interno di 4 metri.
Venne costruito anche il nuovo edificio della centrale, nella cui sala macchine furono installati tre gruppi ad asse verticale, ognuno costituito da una turbina “Francis” della potenza di 10.873 kW (con portata di 43 mc/sec.) e da un alternatore trifase “Brown Boveri” da 14.500 kVA.
Il primo gruppo iniziò ad operare nel dicembre 1938.
Il canale di scarico in Ticino venne ampliato e prolungato a 1.870 metri, alla confluenza in Ticino fu munito di stramazzo e della conca di navigazione e, alla “Lodigiani” Furono installate le pompe per l’alimentazione della Gora Molinara.
Esso costituì poi il tratto iniziale del canale della centrale di Tornavento.
“L’acqua di competenza della Molinara percorre tutto il canale ed è portata all’edificio dei motori per essere qui fornita alla Gora, in sostituzione della sua derivazione diretta a bocca libera dal Fiume Ticino. Dall’edificio motore l’acqua occorrente passa attraverso ad una turbina che inserve alle eccitatrici elettriche e da essa si scarica nel nuovo ramo di Gora, in cui va attivato il bacino con edificio di misura a stramazzo, da dove raggiunge l’originario andamento all’incontro del ponticello della Strada di Vizzola”.
Così si afferma nella convenzione stipulata il 18 gennaio 1898 dalla “Società Lombarda” e dal Consorzio della Gora Molinara, sulla base della quale la “Lombarda” assicurava la restituzione delle acque alla roggia a valle della centrale e si obbligava a garantire, in caso di asciutta del canale, la continuità della portata di 1,5 m3/sec. mediante derivazione a bocca libera dal Ticino.
Nel 1928 lo Stato e gli utenti irrigui e industriali del Fiume diedero vita al “Consorzio del Ticino”, allo scopo di costruire in località Miorina uno sbarramento per regolare il livello del Lago Maggiore, entro un’escursione massima di 1,5 metri, pari a un maggiore invaso di circa 300 milioni di metri cubi. Entrato in funzione nel gennaio del 1943, lo sbarramento consente di aumentare la portata primaverile ed estiva del fiume da 190 a 230 mc/sec. e di rendere disponibili d’inverno 120 metri cubi per gli impianti idroelettrici.
L’ultimo disciplinare, ha prorogato al 2054 il diritto del Consorzio di prelevare dal Ticino 10 moduli (pari a 1.000 l/s) di acqua ad uso irriguo, "a mezzo delle opere di presa del Canale Villoresi e tramite il canale industriale alimentante l’impianto idroelettrico con centrale a Vizzola Ticino, in concessione all’ENEL Green Power SpA”.
IMPIANTO DI TORNAVENTO
L’aumento della portata da 85 a 124 mc/sec del canale industriale della centrale di Vizzola, ottenuto con la regolazione del livello del Lago Maggiore, non solo consentì di potenziare l’impianto di Vizzola, ma rese possibile anche la costruzione del nuovo impianto di Tornavento e l’ampliamento di quello di Turbigo.
Il canale di Tornavento si ottenne col prolungamento di 2.170 metri del nuovo canale di scarico della centrale di Vizzola, già realizzato per la maggiore portata.
Mentre all’inizio corre in trincea, dai Molinelli va acquisendo gradualmente rilievo rispetto al piano del fondovalle, tanto da raggiungere al bacino di carico della centrale, largo 50 metri, una caduta di 7,12 metri.
I lavori per la costruzione dell’impianto terminarono nel 1943, anno nel quale entrò in attività la centrale dotata di un’unica turbina tipo “Kaplan” ad asse verticale, della potenza di 7.500 kW accoppiata a un alternatore trifase CGE da 10.000 kVA.
L’edificio della centrale è affiancato sulla destra da due paratoie autolivellanti a ventola atte a smaltire l’intera portata del canale o le momentanee eccedenze d’acqua; alla sua sinistra venne impostata la conca per la navigazione che non fu mai completata.
Dal bacino di scarico della centrale si staccano due canali: quello frontale, lungo circa 1.000 metri, che dagli anni Cinquanta si raccorda al canale della centrale di Turbigo in località Castellana, quello di destra funge invece da scaricatore e viene utilizzato per alimentare il Naviglio Grande, in caso di riparazioni del canale industriale.
La costruzione dell’impianto di Tornavento risultò di grave pregiudizio alla Gora Molinara e al suo comprensorio. Il corso della roggia venne deviato e cementificato per oltre 2 km, dalla Tensa alla Cassinetta, e si dovettero costruire tre sifoni (due per sottopassare il canale, il terzo sottostante il bacino di carico della centrale), venne abbattuto il mulino di Gaggio e Furono espropriati 25 ettari di prati irrigui. Solo nel 1956 si addivenne ad una transazione, per la quale la “Vizzola SpA” si obbligò a pagare al Consorzio i canoni irrigui e per forza motrice dovuti ai precedenti proprietari dei prati e del mulino.
La centrale di Tornavento venne edificata in località Cassinetta, demolendo lo stabilimento ove, dal 1904, aveva operato il ‘Tubettificio di Tornavento’. Esso era subentrato alla ‘Tessitura Parravicino’, che a sua volta si era insediata nella frazione dell’ipposidra (la Ferrovia per il rimorchio delle barche da Tornavento a Sesto Calende), fallita nel 1865.
Ad iniziativa della ‘Società Mediterranea per le strade Ferrate’ dal 1901 al 1912 fu in attività la centrale termica di Tornavento. Aveva la potenza di 2.000 KV ed era situata in Fregio al Naviglio, poco discosto dalla Casa della Camera. Era alimentata a carbone, che giungeva in Ferrovia ad Oleggio e da lì veniva poi trasportato con dei carri sino al piazzale della centrale. Un elettrodotto portava a Gallarate l’energia elettrica per la terza rotaia della Ferrovia Milano-Varese-Porto Ceresio.
Va ricordato che nel 1889, sotto Tornavento, fu aperto al traffico il ponte in ferro sul Ticino, in sostituzione dell’antico porto natante di Lonate-Oleggio.
Dal 1962 con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, le centrali e l’impianto di Porto della Torre, sono passate alla gestione da parte dell’ENEL .
Attualmente producono “energia verde”, come evidenzia la nuova denominazione del loro gestore: “ENEL Green Power”.
IMPIANTO DI TURBIGO
A motivo della crescente domanda di energia elettrica, presto si evidenziò la necessita di sfruttare anche la portata di 60 mc/sec del Naviglio Grande e la sua pendenza (fra Tornavento e Abbiategrasso il dislivello è di ben 29 metri) per le quali già nel 1894, era stata accordata la concessione governativa.
A tal fine, la "Lombarda” acquisì, nel 1901, la concessione per costruire il canale industriale al fine di alimentare una centrale elettrica, limitatamente pero alla tratta fino a Turbigo.
I lavori per la realizzazione dell’impianto iniziarono nel marzo del 1903 con l’ampliamento dell’alveo del Naviglio dall’incile alla Cascina Castellana, approfittando dell’asciutta primaverile. Qui, come mostrano la planimetria e le foto, furono approntate le opere di maggior rilievo per la derivazione del canale: l’edificio di presa, composto da 10 luci larghe 3 metri e alte 2 metri, munite di paratoie manovrabili superiormente, affiancato dalla passerella dei cavalli per il traino dei barconi in risalita della corrente; a valle della presa, la conca di navigazione per il transito delle barche dal Naviglio al canale e viceversa e la chiusa mobile del Naviglio, formata da undici cavalletti sovrastati da una ponticella e inframmezzati da paloncelli, per bloccare le acque del Naviglio stesso.
Venne pure rifatto lo scaricatore delle ghiaie, antistante la Castellana, per immettere nel Cavo Marinone l’eccedenza delle acque del Naviglio, specie durante le piene del Ticino.
La scelta di posizionare il canale tra i piedi della costa e la sponda sinistra del Naviglio Grande comportò l’abbattimento dell’antichissimo mulino di Tinella e lo spostamento dell’alveo del Naviglio per circa 500 metri.
Ultimato nel 1904, il canale risultava lungo 5.590 metri, con una portata di 64 mc/sec. ed un salto di 8,2 metri alla centrale, nelle cui vicinanze si divideva in due rami.
Quello di sinistra, di minor profondità, portava a due conche che consentivano ai barconi di passare dal canale al Naviglio e viceversa, quello di destra alimentava il bacino di carico delle centrale ed era affiancato dallo sfioratore.
Già nel settembre 1904 le acque del canale azionavano cinque gruppi: ognuno di essi era costituito da una turbina tipo “Francis” ad asse orizzontale, della potenza di 1.100 kW, accoppiata a un alternatore trifase da 1.320 kVA. Dalla centrale le acque defluivano direttamente nel Naviglio.
Per consentirne l’asciutta primaverile, frontalmente alla centrale, venne costruito il canale di scarico in Ticino, lungo all’incirca 850 metri. Allorquando la portata del canale industriale fu aumentata a 90 mc/sec., per sfruttare i 30 metri cubi eccedenti la competenza del Naviglio, sullo scaricatore fu costruita la centrale di “Turbigo inferiore”, con un salto di 5,30 metri. L’unico gruppo aveva la potenza di 1.000 kW.
Con la messa in esercizio dell’impianto di Tornavento, dal 1943, si rese disponibile anche per la centrale di Turbigo la portata di 124 mc/sec.
A partire dal 1946 la “Vizzola – SpA Lombarda per Distribuzione di Energia Elettrica” diede pertanto inizio alla costruzione del raccordo con la centrale di Tornavento e al rifacimento del canale.
Il salto della centrale di Turbigo, per la quale venne costruito un nuovo edificio, crebbe a 9,2 metri e nella sala macchine fu installata un’unica turbina “Kaplan” da 11.000 kW, abbinata a un alternatore trifase della potenza di 15.000 kVA.
Il vecchio edificio fu adibito a cabina di smistamento, alla quale confluivano anche le terne a 50 kV delle centrali di Tornavento e di Vizzola Ticino.
Il mulino di Tinella era l’ulrimo dei sei mulini esistenti sulla della roggia lonatese che, in origine, era alimentata solamente dai copiosi Fontanili esistenti nel fondovalle tra Castelnovate e Tornavento e si prolungava sino a Turbigo. AIl’inizio del sec. XIII il prolungamento del Naviglio Grande sino a Tornavento tagliò la roggia in due tronconi, quello inferiore costituisce la roggia molinara di Castano.
IL NUOVO UTILIZZO DELLE "FORZE IDRAULICHE" DEL TICINO
Completata nel 1884 la costruzione della diga sul Ticino in località Panperduto e ultimato poi lo scavo del nuovo canale, che venne intitolato a Eugenio Villoresi, nel 1892 vi furono immesse le acque per l’irrigazione dell’altopiano lombardo.
La sua attivazione rientrò tuttavia nell’utilizzo tradizionale delle acque del fiume, che a partire dal sec. XII vennero derivate dalle rogge e dal Ticinello, per l’irrigazione dei prati e per l’animazione dei mulini da grano e dei magli.
Verso la fine del Trecento il Ticinello fu reso navigabile da Tornavento a Milano e assunse il nome di Naviglio Grande (vi passò sui barconi tutto il marmo del Duomo). Sino al 1865, anno dell’attivazione della ferrovia Milano-Sesto Calende, il Naviglio costituì l’autostrada dei Milanesi.
Solamente nel 1899, con l’entrata in funzione della centrale idroelettrica di Vizzola Ticino ad opera della 'Società Lombarda’, iniziò lo sfruttamento delle “forze idrauliche” del fiume - delle energie rinnovabili diremmo oggi - per produrre energia elettrica, di cui si avvalse soprattutto la nascente industria lombarda, in sostituzione degli impianti termici con motrici a vapore.
La crescente domanda di energia portò la ‘Lombarda’ a realizzare, tra il 1903 e il 1904, anche l’impianto idroelettrico di Turbigo, utilizzando le acque del Naviglio Grande, derivate alla Castellana di Tornavento.
Le carte dell’Archivio Comunale consentono di seguire le tappe dell’arrivo dell’elettricità a Lonate.
1900: la ‘Lombarda’ pianta i pali di legno per allacciare la tessitura Giudici di Sant’Antonino Ticino;
1901: Arturo Arbini, concessionario della distribuzione di energia elettrica, viene incaricato dal Comune di realizzare l’illuminazione pubblica del capoluogo;
1908: la filanda Sormani chiede corrente per 60 lampadine da 16 candele. Il Comune propone alla ‘Soc. Rossari & Varzi’ di vendere, per 18.000 lire, l’impianto di illuminazione pubblica e privata (solo il 1° agosto 1909 avverrà il passaggio di proprietà);
1910: alle famiglie “esclusivamente agricole”, che dispongono nelle proprie abitazioni solamente una o due lampadine da 5 candele, viene accordata la tariffa annua di lire 9 per candela, tassa governativa compresa. Si impianta la conduttura per Fornire energia elettrica alla frazione di Sant’Antonino;
1912: si delibera di portare la corrente a Tornavento;
1913: l’energia elettrica giunge a Lonate dalla centrale di Turbigo e non sempre è “regolare e continua”. Si decide pertanto che la pompa del bacino dell’acquedotto comunale venga allacciata alla linea dell’alta tensione della centrale di Vizzola.
TACUIN DA LUNA’ (Calendario di Lonate) La disponibilità di immagini dell’impianto idroelettrico di Tornavento hanno consentito di dedicare la 30° edizione del Tacuin da Lunà alle centrali idroelettriche dell'asta del Ticino. Come mostrano le fotografie del calendario, tra il 1880 ed il 1960 il ciglio della costa ed il fondovalle del Ticino subirono profonde modifiche tra il Panperduto e Turbigo (e, in modo particolare, nel tratto lonatese) a seguito della costruzione dei tre impianti. La selezione delle immagini documenta le modalità di scavo dei canali; cavalli, carri e vagoncini risultavano essere gli unici aiuti per gli addetti ai lavori. Sentiti ringraziamenti a Rino Garatti per la redazione dei testi (nei quali si accenna alle problematiche che derivarono alla Gora Molinara e al suo comprensorio dalla costruzione dei tre impianti industriali); allo Studio Paolo Zanzi per le fotografie a colori e la grafica della copertina e ad Ettore Moretti per la grafica dei mesi. Fotografie storiche, planimetrie e piante sono state tratte dall’archivio del Consorzio della Gora Molinara, dal libro "Vizzola SpA, 1897-1947”, dai dépliant dell’ENEL e da varie edizioni del Calendario. Il santorale, come di consueto, si riferisce al calendario liturgico in uso all’inizio del Novecento; pure sono indicate le feste, religiose e della tradizione, della comunità vionese, alla quale ci legano profondi vincoli di amicizia. Ci auguriamo che il Tacuin susciti l’interesse non solo dei nostri concittadini, ma anche di quanti conservano una personale memoria degli impianti idroelettrici, quali i figli e i nipoti dei dipendenti della "Lombarda” della "Vizzola” e dell’ENEL, nonché degli appassionati di storia e di tecnologia idroelettrica. Lonate Pozzolo, settembre 2014. Pro Loco Lonate Pozzolo |