Editing Roberto Bottiani
Che se poi ci si chiedesse per quale motivo, nel lontano 1862, Monsignor Ramponi avesse voluto lasciar erede il Comune di L. 4000 per l'ampliamento del cimitero ("Lazzaretto") e di L. 3000 per la "rinnovazione" degli affreschi della 'Via Crucis", già esistenti da circa cento anni ( e dipinti da un oscuro freschista locale rimasto anonimo) ma distrutti per il rifacimento della cinta muraria, si potrebbe supporre che si fosse inteso recuperare - pur in epoca di ineunte laicismo, che allontanava i simboli sacri dai cimiteri in favore di emblemi dall'impreciso significato spiritualistico, o di realistiche rappresentazioni il senso della religiosità già espresso dalla "pietas communis" nell'edificazione antecedente, riprendendo l'uso della processione attraverso la serie dei quattordici grandi affreschi (m. 2,60 x 1,70 circa) disposti in schiera compatta, secondo lo schema consacrato da Costituzioni e Brevi pontifici , unificante i quadri di chiara ispirazione evangelica alle cinque figurazioni (le tre cadute, l'incontro con la Madre, la Veronica) nate dalla devozione popolare tramandatasi nei tempi. Ciò a dimostrare la diffusione e l'importanza di un culto e di immagini che, pur poste al di fuori di un edificio sacro, consacravano con la loro presenza attraverso i "mysteria passionis" le strutture murarie del cimitero, divenendo strumenti di preghiera e di meditazione.
La "Via Crucis" — già "del Cimitero" — è una delle numerosissime opere religiose di Gaetano Previati, alla quale l’Autore ha dedicato la parte migliore di sé, nello sforzo d’imprigionare l’essenziale, cioè pensiero e sentimento.
Compiuta nel 1888, fu fatta restaurare — una prima volta — dopo la guerra dall’Ing. Giuseppe Torno, poiché il tempo la aveva alquanto deteriorata. L’opera lascia l’impressione di elementare essenzialità: trascurati sono i particolari, quasi escluso il paesaggio, eccetto lo sfondo del cielo, sempre ispirato nel colore al tono della scena che si svolge. Anche i personaggi di ogni stazione sono limitati nel numero e sono ridotti all’essenzialità dell’espressione.
Centro di ogni quadro è sempre Gesù, che di stazione in stazione si fa sempre più curvo. Non ha mai gli occhi aperti, salvo in alcune scene: forse l’Autore si è sentito incapace di rendere la potenza dello sguardo di un Dio.
Orari di visita al museo:
Ingresso libero, Giovedì e sabato dalle 17 alle 19, Domenica dalle 10 alle 12
Info e prenotazioni: tel. 0331-888033
Visite fuori orario e per gruppi su prenotazione
Ancor oggi le sinopie (molti credono si tratti di sinopie ma non è così, quelle sono più sotto, queste sono più correttamente impronte da strappo o residui colorici), del porticato, nel cimitero di Castano pur se fatiscenti e non protette dalle intemperie, hanno un loro fascino sommesso: mentre una viva forza di richiamo esprimono gli affreschi strappati nel 1969 dal restauratore Ottenni Della Rotta i quali, sono accessibili ai visitatori e agli studiosi nel Museo adiacente a Villa Rusconi, con ingresso da Via Corio ed inaugurato il 31 marzo 2012 .
Brevi cenni sulla Via Crucis di G.Previati
in una relazione di storia dell'arte dell'anno accademico 1943/44 di Torno Maria |
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Gaetano Previati
(Ferrara, 31 agosto 1852 – Lavagna, 21 giugno 1920) è stato un pittore italiano che, dopo una giovanile esperienza nella Scapigliatura milanese, fu rappresentativo soprattutto della corrente del divisionismo italiano.
Nel 1876 si trasferisce da Ferrara a Milano dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, vincendo nel 1879 il concorso Canonica.
Nel 1881 si stabilisce definitivamente a Milano dove entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Partecipa alla I Triennale di Brera del 1891 con un'opera in cui rende esplicita la sua adesione al divisionismo, di cui sarà anche teorico, e ai temi simbolisti.
A partire dal 1895 e fino al 1914 è invitato alle esposizioni internazionali d'arte di Venezia, dove nel 1901 e nel 1912 è presente con due mostre personali.
Nel 1907 partecipa all'allestimento della "Sala del sogno" della VII Biennale di Venezia ed espone al Salon des peintres divisionnistes italiens organizzato a Parigi dal mercante Alberto Grubicy. Questi, con il fratello Vittore, fonda nel 1911 la Società per l'Arte di Gaetano Previati, acquistando un nucleo consistente di suoi dipinti che verranno esposti nelle mostre organizzate a Genova (1915) e a Milano (1916 e 1919).
Colpito da dolorosi lutti famigliari, muore nel 1920 a Lavagna, cittadina ligure dove già da tempo soleva trascorrere lunghi soggiorni.
Viene sepolto nel Cimitero Monumentale della Certosa di Ferrara.
Fonte: Wikipedia
Nel 1876 si trasferisce da Ferrara a Milano dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, vincendo nel 1879 il concorso Canonica.
Nel 1881 si stabilisce definitivamente a Milano dove entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Partecipa alla I Triennale di Brera del 1891 con un'opera in cui rende esplicita la sua adesione al divisionismo, di cui sarà anche teorico, e ai temi simbolisti.
A partire dal 1895 e fino al 1914 è invitato alle esposizioni internazionali d'arte di Venezia, dove nel 1901 e nel 1912 è presente con due mostre personali.
Nel 1907 partecipa all'allestimento della "Sala del sogno" della VII Biennale di Venezia ed espone al Salon des peintres divisionnistes italiens organizzato a Parigi dal mercante Alberto Grubicy. Questi, con il fratello Vittore, fonda nel 1911 la Società per l'Arte di Gaetano Previati, acquistando un nucleo consistente di suoi dipinti che verranno esposti nelle mostre organizzate a Genova (1915) e a Milano (1916 e 1919).
Colpito da dolorosi lutti famigliari, muore nel 1920 a Lavagna, cittadina ligure dove già da tempo soleva trascorrere lunghi soggiorni.
Viene sepolto nel Cimitero Monumentale della Certosa di Ferrara.
Fonte: Wikipedia
L'Opera di G. Previati
I° Stazione "Gesù sentenziato a morte"
Gesù è in primo piano, in atteggiamento di abbandono: nell'orto si è già risolta la crisi interiore della ripugnanza della Sua natura umana al dolore. Dolore e amore sono i fortissimi sentimenti che emana, anche se gli occhi sono chiusi. Gli altri personaggi sembrano riflettere i vari atteggiamenti degli uomini: chi gode con intima, diabolica soddisfazione del dolore altrui (il soldato a destra, con la lancia); chi sentirebbe compassione per il simile che soffre, ma soffoca l'umano sentimento; e c'è l'ipocrita che finge compatimento, ma lascia trasparire l'intima gioia di veder finalmente sconfitto il rivale. Interessante è Pilato, in un angolo in primo piano: grassoccio, testa pelata, di scorcio, ha nelle mani stilo e tavoletta su cui scrive la condanna. È l'espressione della vigliaccheria, e dovrebbe rappresentare la giustizia romana (ius suprema lex!). Ma il Vile ha paura del più forte, lo rivela il lampo degli occhi che guardano di sottecchi Gesù. Il Maestro ha l'atteggiamento del vinto, ma sprigiona un'aura di superiorità divina che dovrebbe affascinare i presenti, se avessero occhi e sentimenti normali. La spiegazione l'ha già data Gesù: «Haec est hora tenebrarum». |
II° Stazione "Gesù caricato della croce"
Gesù è condannato e riceve la croce. Il suo sguardo è rivolto in alto, davanti a Sé, in atteggiamento che vorrebbe essere di sublime rassegnazione al Padre e accettazione d'amore per noi; ma l'atteggiamento rimane esteriore, gli occhi aperti non dicono nulla, lasciano delusi. Più vivi sono gli altri personaggi: colui che Gli addossa la croce sembra animato da inconsueta delicatezza, suo malgrado. Un abbozzo di sorriso nei due soldati romani rivela indifferenza e abitudine alla sofferenza degli uomini. Livore feroce traspare nel personaggio dall'occhio e dalla bocca semiaperti; una smorfia crudele lo imbruttisce. Il volto che appare tra la croce e colui che la pone sulle spalle a Gesù è il più espressivo del gruppo: è rivelato in pochi tratti, ma vi si intravvede un profondissimo dolore per il Maestro che soffre. |
III° Stazione "Gesù cade la prima volta"
Pochi i personaggi, ma potenti nell'espressione. Il primo a sinistra dovrebbe essere un discepolo, perché è teso verso Gesù in atteggiamento di viva partecipazione al Suo dolore. Il soldato romano ride sempre il sorriso dell'indifferenza al dolore altrui. Perverso è colui che gli è vicino, esprime livore e ferocia di soddisfazione. Gesù è al centro caduto. Le mani bellissime suggeriscono il bene che è andato facendo sulla terra. Si stringe alla croce con gesto di amore; ma il Suo volto è meno espressivo di quello degli altri. Colui che cerca di riattarGli la croce è tristemente vivo nella malvagità che è nella luce sinistra degli occhi. |
IV° Stazione "Gesù incontra la madre"
Patetica e tragica è tutta la scena. Gesù, solitamente con le palpebre abbassate, ha un accenno di sorriso nello sguardo rivolto alla Madre, che guarda altrove, dinnanzi a Sé, quasi per non lasciar trasparire al Figlio la piena del Suo dolore. Somma delicatezza e grande bellezza è nella Vergine; i suoi occhi annegano nel dolore, la bocca è bellissima e nobilissima. |
V° Stazione "Gesù aiutato dal Cireneo"
Un momento di sollievo esprime l'insieme. Il Cireneo si arrabatta di proseguire, portando la croce, ma senza manifestare alcuna partecipazione umana. Il soldato romano continua a sorridere. Gesù è sempre affranto. |
VI° Stazione "Gesù è asciugato dalla Veronica"
La Veronica è composta, modesta, bella nell'espressione pudica di chi compie un atto grande cui non vuole dare importanza. Un volto di donna fa capolino al di sopra della croce; è interessante per lo stupore che esprime. Vicini le sono i Giudei, compassati e chiusi, e pur malvagi nell'intima soddisfazione che lasciano trasparire, nella sicurezza che, nonostante l'amore da cui è circondato Gesù, trionferà il loro odio che Lo farà morire. |
VII° Stazione "Gesù cade la seconda volta"
Soldati romani sullo sfondo con lance. Uno non ride più: la compassione comincia a farsi strada nel suo animo, lo rivelano le pieghe del volto. Gli altri personaggi esprimono sempre l'intima soddisfazione. Un viso di donna, a destra, gentile nei tratti, sembra la personificazione dello stupore e del dolore. Il suo sguardo vaga altrove, forse chiedendo al cielo la spiegazione di tanto strazio che schiaccia il Maestro. |
VIII° Stazione "Gesù consola le donne"
Gesù è più curvo. Il peccato del mondo lo schiaccia. Sul volto delle donne vagano diversi sentimenti: sono comprese delle parole di Gesù «Piangete sui vostri peccati». In secondo piano due personaggi: il cinismo personificato. Forse il Previati pensava a due di quei vecchioni che volevano condannata l'adultera, ai quali Gesù aveva osservato: «Chi è senza peccato, scagli la prima pietra». |
IX° Stazione "Gesù cade la terza volta"
In Lui è atteggiamento di sfinitezza e di sommo dolore. Il soldato romano aiuta a sollevare la croce e non ride più. Anche gli altri personaggi sembrano percorsi da viva commozione. Solo i due sullo sfondo a sinistra sembrano gustare la soddisfazione diabolica di veder spezzato fra poco l'odiato innocente. |
X° Stazione "Gesù è denudato"
Siede sulla croce in attesa dell'estremo supplizio. Un senso di curiosità e di attesa è sul volto di tutti. Il più espressivo è quello di donna, il secondo a destra, dietro a colui che sta strappando la veste a Gesù. Vari sono i sentimenti della folla: compassione, odio, durezza, indifferenza. Curioso è colui che sostiene Gesù per le spalle: rivela profondo stupore del male che sta facendo. Forse il contatto con le carni sacratissime del Figlio di Dio gli ha donato la luce. |
XI° Stazione "Gesù è crocefisso"
Compostezza è nella Vittima; ma quegli occhi aperti e la bocca indicano sommo strazio, la luce degli occhi sommo amore. Il crocifissore, in primo piano, vicino al Crocifisso, sta conficcando l'ultimo chiodo. Non una piega che indichi un brivido di compassione. Tutti gli altri personaggi sono sullo sfondo della scena: gesti di disperazione nelle donne; i soldati romani sono chiusi in un'espressione di stupore; i discepoli soffrono l'angoscia dell'impotenza di recare aiuto a Colui che amano. Qualche giudeo è ancora presente con la sua durezza di cuore. |
XII° Stazione "Gesù muore in croce"
Accasciato sulle ginocchia, il petto squarciato, Egli è appena spirato. I lineamenti esprimono ancora il sublime amore, consacrato dal supremo sacrificio. La Maddalena, ai piedi della croce, piegata sulle ginocchia, con le mani incrociate si copre il volto chino in avanti, in atteggiamento tragico: sconsolato dolore. La Madonna si abbandona sulla spalla di Giovanni che guarda il Maestro morto. Le mani del discepolo sono strette spasmodicamente. Ma con il dolore gli occhi tradiscono una intima luce, la fiducia che il Maestro risorgerà. Sullo sfondo il soldato romano, a cavallo, con la lancia, guarda stupito Colui che egli ha trafitto e una luce è sul suo volto: Longino crede nella divinità del Crocifisso. |
XIII° Stazione "Gesù è deposto di croce"
Al centro è Gesù, composto nella solennità della morte. La Vergine lo sostiene con un braccio, l'altro è teso in un gesto alquanto teatrale; ma il pittore ha forse avuto presente il detto scritturale che la Chiesa pone sulle labbra della Madonna Addolorata: «Videte si est dolor similis sicut dolor meus». Dietro a Gesù un discepolo Lo sostiene. Stupisce il suo sorriso in così tragica ora. È la fede nelle parole del Maestro che assicurò risorgere fra tre giorni. |
XIV° Stazione "Gesù è posto nel sepolcro"
Paesaggio rupestre, alquanto scenografico. In primo piano è Gesù morto, in una pacata espressione di pace. Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea compiono l'atto pietoso di dar sepoltura al Maestro: severi i lineamenti, dicono l'attenzione trepida all'ultimo atto di amore attestato a Gesù. |
testi di Cecilia Batini (Milano, 1912 - Castano Primo, 1981) |
Il 21 giugno 2020 ricorre proprio il centenario della morte di Gaetano Previati.
L'artista e l'uomo, un punto di riferimento a Castano, dove verrà ricordato con alcuni eventi.
Qui sotto l'articolo di LOGOS
https://www.logosnews.it
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