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di Lino Colombo
editing Roberto Bottiani
editing Roberto Bottiani
Il ripristino dell’orologio solare sul campanile di San Genesio
Tratto da: Gruppo di Ricerca Storica - Dairago, L’antica madre. Studi sulla chiesa pievana di San Genesio e la comunità di Dairago, Dairago 2009.
Tratto da: Gruppo di Ricerca Storica - Dairago, L’antica madre. Studi sulla chiesa pievana di San Genesio e la comunità di Dairago, Dairago 2009.
La prima sorpresa Molti dairaghesi ricordano ancora il riquadro bianco sulla parete meridionale del campanile di San Genesio, una torre che in origine si presentava con i mattoni a vista, coperti con l’intonaco nel 1958, pochi però hanno riconosciuto in quel riquadro la meridiana necessaria per regolare l’orologio meccanico posto sulla torre campanaria che, prima dei segnali orari, scandiva ufficialmente il tempo a Dairago. L’attuale campanile fu costruito nel 1891-92 ma nessun documento accenna al quadrante solare, quindi non è noto il momento preciso della sua realizzazione e resta sconosciuto il suo autore. Neppure si conserva il ricordo del suo utilizzo, per questo si ritiene che il quadrante vecchio di circa un secolo fu presto abbandonato, lasciando scolorire il suo disegno. La prima immagine dell’orologio solare appare in una foto della chiesa scattata nel 1933, ma è troppo piccola e sgranata perché vi si possano individuare i dettagli. Nelle foto del secondo dopoguerra il quadrante è ormai ridotto a un fantasma: un rettangolo bianco senz’altro linee né numeri, con lo stilo di metallo dello gnomone ormai contorto. Per dieci anni, da quando sono iniziati i lavori di restauro di San Genesio, abbiamo atteso di salire sulla parete del campanile per cercare qualche traccia della vecchia meridiana. Finalmente mercoledì 2 agosto 2006 il restauratore Tiziano Colombo, con pochi colpi di martello, faceva crollare un brano del moderno intonaco scollato e sollevato dalla parete, poiché la calce della meridiana ne aveva impedito l’adesione:così tra le 18 e le 19 sul vetusto quadrante è tornatala luce. |
A dire il vero, sono due gli orologi solari ritrovati sul campanile, il primo, largo quanto l’intera torre, era delineato su un intonaco rosa a forma di semicerchio, ma probabilmente le sue indicazioni lasciavano molto a desiderare cosicché, in un momento successivo, fu coperto con un nuovo strato d’intonaco bianco, riposizionandolo gnomone più in alto di 10 cm. L’intero disegno è stato dunque rifatto dentro una cornice più stretta, lasciando scoperte le ali del quadrante primitivo.
Al momento del ritrovamento, sul quadrante non è stata trovata nessuna traccia di colore, però, per vera fortuna, il disegno fu inciso dall’autore nell’intonaco e di conseguenza si è mantenuto; com’è restato al suo posto il moncherino dello gnomone infisso nel muro, uno gnomone polare cioè parallelo all’asse terrestre e puntato in alto verso la stella polare.
Sotto i nostri sguardi sorpresi sono riapparse non solo le linee orarie incise, ma anche l’intero disegno preparatorio, regolarmente cancellato al termine del lavoro; questa curiosa particolarità è una preziosa testimonianza, forse unica in Italia, sulla tecnica di realizzazione degli orologi solari con riga e compasso, senza ricorrere a calcoli complicati. Tra tutte le meridiane italiane conosciute, solo quella del palazzo comunale di Fermo nelle Marche conserva alcune linee di costruzione.
Al momento del ritrovamento, sul quadrante non è stata trovata nessuna traccia di colore, però, per vera fortuna, il disegno fu inciso dall’autore nell’intonaco e di conseguenza si è mantenuto; com’è restato al suo posto il moncherino dello gnomone infisso nel muro, uno gnomone polare cioè parallelo all’asse terrestre e puntato in alto verso la stella polare.
Sotto i nostri sguardi sorpresi sono riapparse non solo le linee orarie incise, ma anche l’intero disegno preparatorio, regolarmente cancellato al termine del lavoro; questa curiosa particolarità è una preziosa testimonianza, forse unica in Italia, sulla tecnica di realizzazione degli orologi solari con riga e compasso, senza ricorrere a calcoli complicati. Tra tutte le meridiane italiane conosciute, solo quella del palazzo comunale di Fermo nelle Marche conserva alcune linee di costruzione.
La seconda sorpresa La parete meridionale del campanile non è esposta esattamente a sud, ma è orientata verso sud-est, perciò, come prima operazione, lo gnomonista che ha progettato la meridiana di San Genesio deve aver individuato la declinazione del muro, da lui stimata in circa 24° verso est; successivamente con questo valore ha determinato la posizione delle linee orarie sul quadrante, che gli sono venute però un po’ troppo vicine alla verticale del mezzogiorno rispetto al dovuto. Infatti, la declinazione vera della parete è di 27°47’, quindi al mattino e alla sera le indicazioni dell’orologio solare comportano un errore di 10-15 minuti, invece a mezzogiorno il sacrestano poteva tranquillamente rimettere con precisione l’orologio del campanile. Non sappiamo come abbia fatto l’autore a misurare la declinazione del muro, potrebbe essersi fidato delle indicazioni di una bussola, ma difficilmente con questo semplice strumento si può ottenere il giusto risultato, peggio ancora alla fine dell’Ottocento, quando a Dairago la bussola non indicava il nord, ma deviava di 12° verso ovest (declinazione magnetica). Bisogna aggiungere che la superficie del campanile non è esattamente piana, ciò ha prodotto difficoltà e incertezze nell’esecuzione del disegno, evidenti soprattutto nella retta obliqua che attraversa il quadrante, parzialmente rifatta nella metà sinistra, con il conseguente spostamento delle linee orarie. |
Dopo aver steso un leggero strato di intonaco di calce sul muro di mattoni, lo gnomonista iniziò subito a incidere con una punta nella malta fresca le linee del disegno preparatorio, allo scopo di determinare la posizione delle linee orarie sul quadrante.
Per i cerchi l’artefice impiegò una corda legata a chiodi infissi nel muro, di cui abbiamo rinvenuto ancora i fori originali, che ci sono stati d’aiuto per ricalcare esattamente i vecchi segni. Il tutto venne ricoperto di bianco per creare il fondo del quadrante, su cui furono dipinte le linee orarie, semplicemente riempiendo di colore i solchi nell’intonaco.
A causa dell’orientamento del campanile, l’orologio solare funzionava dall’alba alle tre del pomeriggio, poi vi giungeva l’ombra del muro.
Se trovare il disegno preparatorio di una meridiana è già di per sé un evento raro, il muro del campanile ci ha riservato una seconda sorpresa: il disegno preparatorio dell’orologio solare dairaghese è assolutamente inusuale e non trova riscontro nei moderni manuali di gnomonica. Si è aperto così il difficile problema della sua interpretazione, accompagnato dal sospetto che l’ignoto gnomonista avesse commesso un paio di errori gravi; salvo poi dover ammettere, dopo aver riprogettato l’intero quadrante al computer, che la somma dei presunti errori ha permesso all’autore di giungere al risultato corretto. In sostanza un lavoro raffazzonato o un colpo di genio?
L’enigma
La forma del campanile dairaghese stretta e allungata evidentemente non ha permesso all’autore della meridiana di San Genesio di realizzare il disegno sul prospetto meridionale seguendo il metodo grafico classico, ribadito nei manuali di gnomonica antichi e moderni, in quanto, dovendo egli tracciare il cerchio di un orologio ausiliare in basso a sinistra, la figurazione sarebbe sbordata dalla superficie a disposizione. Per inciso, tale cerchio rappresenta la sfera celeste, divisa in 24 parti dal moto orario apparente del Sole.
Allora l’anonimo gnomonista ha attuato un paio di varianti rispetto alla regola che, a un primo esame, sono sembrate sbagli madornali: ha cominciato col trasportare il cerchio orario orizzontalmente verso destra, fino a centrarlo sulla linea del mezzogiorno, in un secondo momento, tramite un’enigmatica retta obliqua, ha proiettato il moto del Sole sulla parete verticale del campanile, in modo da formare il ventaglio di linee con le ore del giorno, tutte convergenti nel punto in cui è infisso lo stilo. Alla fine del procedimento, le linee orarie sono finite proprio al posto giusto.
Sorpresi e perplessi da questo procedimento assolutamente inusuale, ci siamo allora chiesti come fosse possibile determinare la posizione e l’inclinazione della linea obliqua che ha rimesso a posto tutte quante le ore; il quesito ci assillava e i ragionamenti si facevano sempre più contorti.Al contrario, per eseguire l’orologio solare della torre campanaria, lo gnomonista dell’Ottocento doveva aver applicato un metodo assai semplice, al punto da non lasciare alcuna traccia sul muro.
Dopo giornate di disegni e calcoli inconcludenti, siamo riusciti solo a dimostrare la possibilità di disegnare correttamente un orologio solare verticale declinante, anche spostando il centro generatore del cerchio orario accessorio dalla sua posizione usuale a una qualsiasi linea delle ore - quindi non solo a quella del mezzogiorno - purché si faccia uso di un’apposita “retta di proiezione” la cui inclinazione e posizione variano con l’ora scelta.
Per risolvere il mistero, al punto in cui eravamo giunti per San Genesio (25 agosto), potevamo solo rivolgerci al grande esperto che già nel 1992 ci ha fornito il programma informatico per tracciare l’orologio solare sul municipio di Dairago: il professor don Alberto Cintio di Fermo (Marche) ordinario di scienze nei licei e parroco di Altidona (AP), un personaggio simbolo degli studi italiani di gnomonica, autore delle principali iniziative in questo campo, esecutore e restauratore di una quantità di orologi solari in Italia e all’estero nonché pioniere nella compilazione di software per realizzare meridiane di ogni tipo.
Per i cerchi l’artefice impiegò una corda legata a chiodi infissi nel muro, di cui abbiamo rinvenuto ancora i fori originali, che ci sono stati d’aiuto per ricalcare esattamente i vecchi segni. Il tutto venne ricoperto di bianco per creare il fondo del quadrante, su cui furono dipinte le linee orarie, semplicemente riempiendo di colore i solchi nell’intonaco.
A causa dell’orientamento del campanile, l’orologio solare funzionava dall’alba alle tre del pomeriggio, poi vi giungeva l’ombra del muro.
Se trovare il disegno preparatorio di una meridiana è già di per sé un evento raro, il muro del campanile ci ha riservato una seconda sorpresa: il disegno preparatorio dell’orologio solare dairaghese è assolutamente inusuale e non trova riscontro nei moderni manuali di gnomonica. Si è aperto così il difficile problema della sua interpretazione, accompagnato dal sospetto che l’ignoto gnomonista avesse commesso un paio di errori gravi; salvo poi dover ammettere, dopo aver riprogettato l’intero quadrante al computer, che la somma dei presunti errori ha permesso all’autore di giungere al risultato corretto. In sostanza un lavoro raffazzonato o un colpo di genio?
L’enigma
La forma del campanile dairaghese stretta e allungata evidentemente non ha permesso all’autore della meridiana di San Genesio di realizzare il disegno sul prospetto meridionale seguendo il metodo grafico classico, ribadito nei manuali di gnomonica antichi e moderni, in quanto, dovendo egli tracciare il cerchio di un orologio ausiliare in basso a sinistra, la figurazione sarebbe sbordata dalla superficie a disposizione. Per inciso, tale cerchio rappresenta la sfera celeste, divisa in 24 parti dal moto orario apparente del Sole.
Allora l’anonimo gnomonista ha attuato un paio di varianti rispetto alla regola che, a un primo esame, sono sembrate sbagli madornali: ha cominciato col trasportare il cerchio orario orizzontalmente verso destra, fino a centrarlo sulla linea del mezzogiorno, in un secondo momento, tramite un’enigmatica retta obliqua, ha proiettato il moto del Sole sulla parete verticale del campanile, in modo da formare il ventaglio di linee con le ore del giorno, tutte convergenti nel punto in cui è infisso lo stilo. Alla fine del procedimento, le linee orarie sono finite proprio al posto giusto.
Sorpresi e perplessi da questo procedimento assolutamente inusuale, ci siamo allora chiesti come fosse possibile determinare la posizione e l’inclinazione della linea obliqua che ha rimesso a posto tutte quante le ore; il quesito ci assillava e i ragionamenti si facevano sempre più contorti.Al contrario, per eseguire l’orologio solare della torre campanaria, lo gnomonista dell’Ottocento doveva aver applicato un metodo assai semplice, al punto da non lasciare alcuna traccia sul muro.
Dopo giornate di disegni e calcoli inconcludenti, siamo riusciti solo a dimostrare la possibilità di disegnare correttamente un orologio solare verticale declinante, anche spostando il centro generatore del cerchio orario accessorio dalla sua posizione usuale a una qualsiasi linea delle ore - quindi non solo a quella del mezzogiorno - purché si faccia uso di un’apposita “retta di proiezione” la cui inclinazione e posizione variano con l’ora scelta.
Per risolvere il mistero, al punto in cui eravamo giunti per San Genesio (25 agosto), potevamo solo rivolgerci al grande esperto che già nel 1992 ci ha fornito il programma informatico per tracciare l’orologio solare sul municipio di Dairago: il professor don Alberto Cintio di Fermo (Marche) ordinario di scienze nei licei e parroco di Altidona (AP), un personaggio simbolo degli studi italiani di gnomonica, autore delle principali iniziative in questo campo, esecutore e restauratore di una quantità di orologi solari in Italia e all’estero nonché pioniere nella compilazione di software per realizzare meridiane di ogni tipo.
Eureka!
Dopo dieci giorni dalla nostra richiesta d’aiuto, abbiamo ricevuto una lettera da don Alberto con la risposta negativa e sconsolata: “Ho tentato di capire... ma non ci sono riuscito”. Proprio mentre eravamo delusi e incerti sul da farsi, con nostra grande sorpresa, due giorni dopo ci è stata recapitata, in una seconda busta, la pagina strappata in tutta fretta da una vecchia agenda, con scritto in stampatello rosso un entusiastico “Eureka! Lino carissimo non ci ho dormito per alcuni giorni, ma ho risolto l’enigma”; assieme era ripiegato il disegno, senza troppi commenti, con il procedimento grafico utilizzato per disegnare l’orologio solare del campanile, svelato in modo ingegnoso dal nostro interlocutore. Il tutto accompagnato proprio dalle conclusioni che avevamo intuito e desiderato: “questo metodo mi sembra più semplice di quello «classico» e permette di lavorare su una superficie minore.” La lettera si chiudeva con i ringraziamenti a chi lo aveva tribolato: “Grazie per l’occasione che mi hai dato e a presto. Don Alberto”. Il 7 settembre 2006, pertanto, abbiamo finalmente stabilito che l’antico e anonimo autore della meridiana dairaghese non era certo uno sprovveduto, ma un maestro nella sua arte. Per una curiosa coincidenza, proprio in quei giorni la Sezione Quadranti Solari dell’Unione Astrofili Italiani stava preparando il XIV Seminario Nazionale di Gnomonica che si sarebbe svolto a Chianciano Terme (Siena) il 6-7-8 ottobre 2006. Cogliendo l’occasione, il professor Alberto Cintio caldeggiava una nostra partecipazione al convegno per esporre la scoperta dairaghese, abbiamo però concordato di lasciare allo stesso don Alberto l’onore e l’onere di fornire tale contributo. La relazione, intitolata L’orologio solare di Dairago (Mi), è stata così tenuta da Cintio a Chianciano e la sua memoria scritta si trova riprodotta negli Atti del seminario, in cui testo e disegni sono accompagnati da un breve programma informatico, scritto apposta dal relatore per progettare al computer gli orologi solari col “metodo dairaghese”. A questo punto, ci restava soltanto da delineare l’intervento di restauro del vecchio quadrante sul campanile, non solo perché tornasse a segnare lo scorrere del tempo, ma anche per porre in risalto quegli elementi particolari che ne consacrano l’unicità. |
Il tempo è cambiato
Nelle epoche passate, il computo delle ore era assai diverso da quello attuale. Infatti, dall’età dei Comuni a tutto il Settecento, in Italia la giornata iniziava al tramonto del Sole (ora zero) e da quell’istante si cominciavano a contare le “ore italiche”; finché dal 1° dicembre 1786, secondo il decreto del commissario imperiale Johann Joseph conte di Wilczek, gli orologi pubblici in Lombardia dovettero essere regolati all’uso francese di contare le ore a partire dalla mezzanotte. Dopo lunghi secoli, dalla regione scomparvero definitivamente le antiche ore d’Italia.
Tuttavia, sia prima che dopo la riforma austriaca, ciascun luogo - paese o città - aveva una propria ora, basata sul moto apparente del Sole in cielo e pertanto diversa da una località all’altra, mentre gli orologi meccanici dovevano ogni tanto essere rimessi al passo necessariamente con l’uso di una meridiana. In tale contesto si colloca l’orologio solare della chiesa di San Genesio, realizzato dopo la costruzione del campanile (1892) ed evidentemente calcolato per segnare le ore del tempo solare vero, contate dalla mezzanotte locale di Dairago.
Il tempo solare non scorre in modo uniforme, poiché l’orbita della Terra è un’ellisse con il piano inclinato sull’equatore, ne consegue che le ore del tempo solare non hanno esattamente la stessa durata lungo tutto l’anno. La sempre maggiore diffusione degli orologi meccanici, costretti a marciare in modo uniforme, accanto alle esigenze di una società ormai industrializzata, indussero ad adottare le ore medie tutte della medesima lunghezza, al posto del moto solare con le sue ore vere. L’Inghilterra adottò il tempo solare medio nel 1815 e la Francia nel 1816, ma in Italia e in altri paesi l’uso del tempo medio cominciò a farsi generale verso il 1860.
Per avere il tempo solare medio impiegato nella vita civile, bisognava quindi aggiungere o togliere fino a 16 minuti all’ora segnata dagli orologi solari, secondo l’equazione del tempo variabile durante l’anno. Ciò nonostante, la differenza tra il tempo medio locale e l’ora solare indicata dalla meridiana dairaghese non creava problemi alla fine dell’Ottocento, dato che i rari orologi presenti in paese non erano certo esatti né, tantomeno, la precisione aveva un ruolo nella vita dei contadini.
A ogni buon conto, il tempo solare medio o vero che fosse, come si è detto, era giusto esclusivamente per la longitudine di una località, ne risultava che l’ora di Dairago era indietro di un minuto e 20 secondi rispetto a quella di Milano, ritardo che saliva a 20 minuti rispetto all’ora di Trieste, per arrivare a 35 minuti nei confronti degli orologi di Lecce; in compenso l’ora dairaghese vantava un anticipo di 5 minuti sull’ora di Torino e di 6 su quella di Aosta.
Comunque a tutto questo non si dava peso, data la scarsità e la lentezza dei viaggi; quando però fu necessario stabilire degli orari per le ferrovie, le difficoltà create dalle diverse ore locali divennero insormontabili: le ferrovie degli Stati Uniti erano regolate secondo 75 ore diverse, perché altrettante erano le società ferroviarie e ciascuna aveva adottato un’ora propria. Il problema era mondiale e la soluzione adottata dal congresso internazionale di Washington (1884) fu l’introduzione dei fusi orari. In quell’occasione, la Terra fu divisa in 24 spicchi longitudinali ampi 15° e tutti i luoghi all’interno di un fuso assunsero la stessa ora, definendo un tempo identico per il territorio di ciascuno stato,sempre più indipendente dal corso del Sole: per l’Italia questa è l’ora dell’Europa Centrale, entrata ufficialmente in vigore dal 1° novembre 1893, che precede l’ora solare media di Dairago di 24 minuti e 33 secondi (costante locale).
Oggi, quando il Sole è nel punto più alto del suo cammino giornaliero e si trova esattamente a sud, segnando il mezzogiorno sulla meridiana di Dairago, gli orologi moderni indicano le 12:24 per quattro volte l’anno, mentre negli altri giorni anticipano o ritardano fino a un quarto d’ora rispetto a quest’istante; inoltre, nel periodo in cui è in vigore l’ora estiva, dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre occorre aggiungere un’ora esatta al computo.
Dopo l’introduzione del sistema dei fusi orari, il paese di Dairago fu privato per sempre della sua ora solare, rendendo assai malagevole l’impiego della meridiana tracciata sul campanile che, pur se ultimata da poco, divenne subito obsoleta e fu abbandonata.
Nelle epoche passate, il computo delle ore era assai diverso da quello attuale. Infatti, dall’età dei Comuni a tutto il Settecento, in Italia la giornata iniziava al tramonto del Sole (ora zero) e da quell’istante si cominciavano a contare le “ore italiche”; finché dal 1° dicembre 1786, secondo il decreto del commissario imperiale Johann Joseph conte di Wilczek, gli orologi pubblici in Lombardia dovettero essere regolati all’uso francese di contare le ore a partire dalla mezzanotte. Dopo lunghi secoli, dalla regione scomparvero definitivamente le antiche ore d’Italia.
Tuttavia, sia prima che dopo la riforma austriaca, ciascun luogo - paese o città - aveva una propria ora, basata sul moto apparente del Sole in cielo e pertanto diversa da una località all’altra, mentre gli orologi meccanici dovevano ogni tanto essere rimessi al passo necessariamente con l’uso di una meridiana. In tale contesto si colloca l’orologio solare della chiesa di San Genesio, realizzato dopo la costruzione del campanile (1892) ed evidentemente calcolato per segnare le ore del tempo solare vero, contate dalla mezzanotte locale di Dairago.
Il tempo solare non scorre in modo uniforme, poiché l’orbita della Terra è un’ellisse con il piano inclinato sull’equatore, ne consegue che le ore del tempo solare non hanno esattamente la stessa durata lungo tutto l’anno. La sempre maggiore diffusione degli orologi meccanici, costretti a marciare in modo uniforme, accanto alle esigenze di una società ormai industrializzata, indussero ad adottare le ore medie tutte della medesima lunghezza, al posto del moto solare con le sue ore vere. L’Inghilterra adottò il tempo solare medio nel 1815 e la Francia nel 1816, ma in Italia e in altri paesi l’uso del tempo medio cominciò a farsi generale verso il 1860.
Per avere il tempo solare medio impiegato nella vita civile, bisognava quindi aggiungere o togliere fino a 16 minuti all’ora segnata dagli orologi solari, secondo l’equazione del tempo variabile durante l’anno. Ciò nonostante, la differenza tra il tempo medio locale e l’ora solare indicata dalla meridiana dairaghese non creava problemi alla fine dell’Ottocento, dato che i rari orologi presenti in paese non erano certo esatti né, tantomeno, la precisione aveva un ruolo nella vita dei contadini.
A ogni buon conto, il tempo solare medio o vero che fosse, come si è detto, era giusto esclusivamente per la longitudine di una località, ne risultava che l’ora di Dairago era indietro di un minuto e 20 secondi rispetto a quella di Milano, ritardo che saliva a 20 minuti rispetto all’ora di Trieste, per arrivare a 35 minuti nei confronti degli orologi di Lecce; in compenso l’ora dairaghese vantava un anticipo di 5 minuti sull’ora di Torino e di 6 su quella di Aosta.
Comunque a tutto questo non si dava peso, data la scarsità e la lentezza dei viaggi; quando però fu necessario stabilire degli orari per le ferrovie, le difficoltà create dalle diverse ore locali divennero insormontabili: le ferrovie degli Stati Uniti erano regolate secondo 75 ore diverse, perché altrettante erano le società ferroviarie e ciascuna aveva adottato un’ora propria. Il problema era mondiale e la soluzione adottata dal congresso internazionale di Washington (1884) fu l’introduzione dei fusi orari. In quell’occasione, la Terra fu divisa in 24 spicchi longitudinali ampi 15° e tutti i luoghi all’interno di un fuso assunsero la stessa ora, definendo un tempo identico per il territorio di ciascuno stato,sempre più indipendente dal corso del Sole: per l’Italia questa è l’ora dell’Europa Centrale, entrata ufficialmente in vigore dal 1° novembre 1893, che precede l’ora solare media di Dairago di 24 minuti e 33 secondi (costante locale).
Oggi, quando il Sole è nel punto più alto del suo cammino giornaliero e si trova esattamente a sud, segnando il mezzogiorno sulla meridiana di Dairago, gli orologi moderni indicano le 12:24 per quattro volte l’anno, mentre negli altri giorni anticipano o ritardano fino a un quarto d’ora rispetto a quest’istante; inoltre, nel periodo in cui è in vigore l’ora estiva, dall’ultima domenica di marzo all’ultima di ottobre occorre aggiungere un’ora esatta al computo.
Dopo l’introduzione del sistema dei fusi orari, il paese di Dairago fu privato per sempre della sua ora solare, rendendo assai malagevole l’impiego della meridiana tracciata sul campanile che, pur se ultimata da poco, divenne subito obsoleta e fu abbandonata.
Torna l’ora fuggita Il lavoro di ripristino dell’orologio solare di San Genesio è cominciato col rifacimento dell’intonaco di calce, ormai ridotto a brandelli, su cui fu tracciato in origine il quadrante. Una scelta fondamentale è stata quella di mantenere le tracce del disegno preparatorio, che solitamente vengono cancellate, data la loro peculiarità e la loro unicità a livello nazionale; le linee sono state incise indelebilmente nell’intonaco nuovo dal restauratore Tiziano Colombo, che le ha poi ripassate con del colore rosso per mettere in evidenza l’esclusivo procedimento grafico adottato per la realizzazione dello strumento. Sono state, invece, sottolineate in nero le linee orarie e, in particolare, la lunga linea verticale delle XII che attraversa a metà il quadrante. Lo sfondo è stato tinteggiato di bianco e, mancando qualsiasi traccia di decorazione, sono stati aggiunti solo i numeri romani delle ore, seguendo i ricordi di qualche anziano, oltre alla lettera M per indicare la linea meridiana, sulla quale cade l’ombra dello stilo al mezzogiorno vero di Dairago. Numeri e lettera sono stati infine dorati. Nel muro è stato ritrovato anche il moncherino dello gnomone originale in ferro, si è perciò provveduto a prolungarlo con un’asta d’acciaio inossidabile, saldata con la necessaria lunghezza e la corretta inclinazione da farle mirare in cielo la stella polare; il tutto messo in opera grazie alla disponibilità e all’abilità di Carluccio Calloni. |
Come è stato evidenziato all’epoca della scoperta, nell’Archivio Plebano di Dairago non è stato reperito nessun documento inerente alla meridiana, bisogna però considerare che essa era un quadrante regolatore dell’ora, ossia forniva il segnale orario per regolare l’orologio meccanico comunale presente sullo stesso campanile, il cui funzionamento pesava sul bilancio del “Comune di Arconate con Dairago”.
Certamente l’orologio solare fu tracciato sulla parete a spese della comunità civile e i relativi documenti dovevano essere conservati in municipio. Dal momento, però, che l’archivio comunale è sguarnito di carte di quegli anni, nulla si è trovato su un’opera a quell’epoca tanto importante per il paese e sul suo oscuro artefice.
Dopo l’unità d’Italia, in conseguenza della “Legge sull’Amministrazione Comunale e Provinciale”, il Comune di Dairago fu privato della sua autonomia amministrativa e ridotto a una semplice frazione il 24 dicembre 1868. Venticinque anni dopo, con l’adozione dei fusi orari, scomparvero anche le ore del meridiano di Dairago, allorché il meridiano di riferimento divenne quello passante sul cratere dell’Etna, a 15° di longitudine Est da Greenwich. Per una gradita concomitanza, mentre ci si accingeva a celebrare il 50° anniversario della ritrovata autonomia comunale, ottenuta il 24 dicembre 1957, è tornato a funzionare l’orologio solare che, dopo più di un secolo, ha restituito al paese l’Ora Solare Vera di Dairago - com’è stato scritto a chiare lettere sotto il quadrante - impossibile da segnare ai comuni orologi meccanici o elettronici.
Certamente l’orologio solare fu tracciato sulla parete a spese della comunità civile e i relativi documenti dovevano essere conservati in municipio. Dal momento, però, che l’archivio comunale è sguarnito di carte di quegli anni, nulla si è trovato su un’opera a quell’epoca tanto importante per il paese e sul suo oscuro artefice.
Dopo l’unità d’Italia, in conseguenza della “Legge sull’Amministrazione Comunale e Provinciale”, il Comune di Dairago fu privato della sua autonomia amministrativa e ridotto a una semplice frazione il 24 dicembre 1868. Venticinque anni dopo, con l’adozione dei fusi orari, scomparvero anche le ore del meridiano di Dairago, allorché il meridiano di riferimento divenne quello passante sul cratere dell’Etna, a 15° di longitudine Est da Greenwich. Per una gradita concomitanza, mentre ci si accingeva a celebrare il 50° anniversario della ritrovata autonomia comunale, ottenuta il 24 dicembre 1957, è tornato a funzionare l’orologio solare che, dopo più di un secolo, ha restituito al paese l’Ora Solare Vera di Dairago - com’è stato scritto a chiare lettere sotto il quadrante - impossibile da segnare ai comuni orologi meccanici o elettronici.
Caratteristiche dell'orologio solare sul campanile della chiesa di San Genesio
Tipo verticale declinante con stilo polare Latitudine 45°33’53” N (WGS84) Longitudine 8°51’42” E Declinazione del quadrante 27°47’ E Lunghezza dello stilo 80 cm Altezza dello stilo 50 cm Angolo della sustilare -24°36’ Larghezza quadrante 157 cm Altezza quadrante 243 cm Altezza del piede dello stilo da terra 9,30 m Linee orarie dalle VII del mattino alle III del pomeriggio, che segnano il Tempo Solare Vero di Dairago |
L’orologio solare sul campanile segna esattamente il Mezzogiorno solare vero di Dairago alle 12:09:16 dei comuni orologi, il giorno 17 novembre 2007. L’ombra dello stilo metallico è praticamente invisibile, poiché è precisamente sovrapposta alla linea nera del mezzogiorno (M); solo tra le lettere dorate del XII se ne intravvede un breve tratto. Il controllo al computer ha confermato che il Sole era in quell’istante esattamente a sud sul meridiano di Dairago, quindi il collaudo dello strumento poteva dirsi concluso. Tabella che riporta l’ora del Tempo Medio dell’Europa Centrale, segnata dai comuni orologi, corrispondente al Mezzogiorno Vero di Dairago fornito dalla meridiana sul campanile, al giorno 1, al 10 e al 20 di ciascun mese dell’anno.
Sessanta minuti sono aggiunti nel periodo in cui vige l’ora estiva e quindi, al mezzogiorno solare, gli orologi passano le 13 |
The Dairago method La rivista trimestrale di gnomonica “The Compendium” stampata dalla North American Sundial Society (NASS) nel numero di settembre 2008 (vol. 15, n. 3, pp. 8-12) ha pubblicato un interessante articolo riguardante l’orologio solare dairaghese, firmato da uno dei maggiori studiosi di gnomonica: l’ingegner Alessandro Gunella di Biella. Il titolo dello studio An Unusual Graphical Method to Make A Vertical Dial tradotto in italiano dovrebbe leggersi “Un metodo inusitato per tracciare graficamente un orologio solare verticale”, in esso l’affermato autore ricorda la riscoperta dell’orologio solare sul campanile di San Genesio, poi espone l’elaborazione fatta da don Alberto Cintio cui aggiunge un suo approfondimento di carattere teorico volto a dimostrare la correttezza dell’intero procedimento. Il saggio è accompagnato da precisi disegni geometrici, dalle fotografie di San Genesio nel 1930 e del suo orologio solare all’epoca del restauro. Sulla stessa rivista alle pagine 35 e 36, per la risoluzione di un problema, ancora Gunella richiama e utilizza quello che ormai è stato battezzato “the Dairago method”, il metodo Dairago per disegnare un orologio solare. |