I tre Martiri di Castano Primo
di Alberto Aspesi
editing Roberto Bottiani
editing Roberto Bottiani
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che segnò la cessazione delle ostilità da parte del Regno d’Italia nei confronti degli Alleati e la fuga da Roma verso sud del Re Vittorio Emanuele III, l’Italia si ritrovò, senza indicazioni precise, nel caos più totale e divisa letteralmente in due parti.
Il Nord del Paese ancora sotto il controllo dell’esercito tedesco e dei fascisti della neocostituita Repubblica Sociale Italiana; il Sud liberato, con un governo nazionale ma sotto il controllo delle truppe Alleate.
Nell'Italia Meridionale, il nuovo governo italiano, guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, mantenne la struttura costituzionale del Regno d'Italia, la sede del governo fu prima a Brindisi e poi a Salerno, fino al 4 giugno 1944, data della liberazione di Roma, quando anche il governo fu ri-spostato a Roma.
Nell'Italia settentrionale, come era già avvenuto in altri Paesi europei, nacquero dei movimenti di Resistenza aventi l’intento di intralciare l'apparato militare nazi-fascista con attività di guerriglia e sabotaggio.
Questa lotta partigiana fu supportata dai partiti politici antifascisti e organizzata in Comitati di Liberazione Nazionale, sorti nelle principali città dell'Italia occupata.
Inevitabilmente la Resistenza assunse ben presto i tratti di una vera e propria guerra civile che purtroppo vide italiani combattere altri italiani.
Durante l’estate del 1944 le truppe Alleate, affiancate da pochi reparti del ricostituito Esercito Italiano riuniti sotto il nome di Corpo Italiano di Liberazione, proseguirono la loro avanzata a nord di Roma, fino a stabilizzarsi, con l’arrivo dell’inverno, su una nuova linea del fronte, in prossimità della cosiddetta Linea Gotica.
La "Linea Gotica" (successivamente rinominata Linea Verde) era il nome dato dai tedeschi ad un insieme di fortificazioni, disposte sull'Appennino tosco-emiliano, che, sfruttando spesso gli elementi naturali del terreno, formavano una linea di difesa che attraversava per intero l’Italia, dalla costa tirrenica a nord di Viareggio fino a quella adriatica a Pesaro, per una lunghezza totale di circa 300 km.
Il Nord del Paese ancora sotto il controllo dell’esercito tedesco e dei fascisti della neocostituita Repubblica Sociale Italiana; il Sud liberato, con un governo nazionale ma sotto il controllo delle truppe Alleate.
Nell'Italia Meridionale, il nuovo governo italiano, guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, mantenne la struttura costituzionale del Regno d'Italia, la sede del governo fu prima a Brindisi e poi a Salerno, fino al 4 giugno 1944, data della liberazione di Roma, quando anche il governo fu ri-spostato a Roma.
Nell'Italia settentrionale, come era già avvenuto in altri Paesi europei, nacquero dei movimenti di Resistenza aventi l’intento di intralciare l'apparato militare nazi-fascista con attività di guerriglia e sabotaggio.
Questa lotta partigiana fu supportata dai partiti politici antifascisti e organizzata in Comitati di Liberazione Nazionale, sorti nelle principali città dell'Italia occupata.
Inevitabilmente la Resistenza assunse ben presto i tratti di una vera e propria guerra civile che purtroppo vide italiani combattere altri italiani.
Durante l’estate del 1944 le truppe Alleate, affiancate da pochi reparti del ricostituito Esercito Italiano riuniti sotto il nome di Corpo Italiano di Liberazione, proseguirono la loro avanzata a nord di Roma, fino a stabilizzarsi, con l’arrivo dell’inverno, su una nuova linea del fronte, in prossimità della cosiddetta Linea Gotica.
La "Linea Gotica" (successivamente rinominata Linea Verde) era il nome dato dai tedeschi ad un insieme di fortificazioni, disposte sull'Appennino tosco-emiliano, che, sfruttando spesso gli elementi naturali del terreno, formavano una linea di difesa che attraversava per intero l’Italia, dalla costa tirrenica a nord di Viareggio fino a quella adriatica a Pesaro, per una lunghezza totale di circa 300 km.
In Italia l'inverno 1944-45 fu particolarmente duro, con piogge e nevicate intense e temperature abbondantemente al di sotto dello zero. A causa della cattiva stagione, il comandante in capo delle forze Alleate, il generale britannico Harold Alexander, annunciò ufficialmente, con il proclama del 13 novembre 1944, il rallentamento delle operazioni militari in Italia. Questo permise ai Tedeschi di rimuovere un certo numero di truppe dalla linea del fronte per poterle impiegare, per tutto l’inverno, nell’intensificazione della lotta alla Resistenza. L’effetto di ciò fu che in tutta l’Italia centro-settentrionale si intensificarono le ritorsioni, spesso sanguinose, da parte delle truppe tedesche, in risposta alle azioni di sabotaggio dei partigiani. Anche Castano Primo fu teatro di un episodio che ebbe un epilogo drammatico. All’epoca, nel nostro comune, in Villa Rusconi, era stanziato iI comando del Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia" , dell’Aeronautica Italiana, che aveva base operativa presso il vicino Aeroporto della Promessa; gli uffici del Gruppo erano invece sistemati ai piani superiori del municipio di piazza Mazzini. Nel confinante comune di Lonate Pozzolo erano invece presenti un comando dell’esercito tedesco, posto all’Asilo Sormani, ed un centro trasmissioni. Come in tutta la parte di Italia ancora occupata l’oscuramento avvolgeva i paesi, gli esercizi pubblici chiudevano presto e all’arrivo del buio scattava il coprifuoco. Al calare della sera le strade diventavano così deserte e silenziose, si udivano solo i passi e le voci delle pattuglie militari. In una di queste notti, quella fra il 24 e il 25 febbraio 1945, mentre tre partigiani locali stavano trasferendo delle armi, furono scoperti da una pattuglia tedesca che sparò verso di loro. Luigi Crespi, il più giovane dei partigiani, venne colpito a morte; gli altri due risposero al fuoco uccidendo uno dei militari tedeschi, dovendo poi però fuggire senza poter recuperare il cadavere di Luigi. I tedeschi poterono così identificare il morto e recarsi, la notte stessa, ad ispezionare la sua abitazione, la Cascina Crespi a Mesero. |
Nella Cascina alloggiavano alcuni appartenenti alla Resistenza ed erano conservati anche dei documenti relativi all’unità partigiana che operava nel Castanese, la Brigata Gasparotto.
All’arrivo dei militari tedeschi, i partigiani riuscirono a dileguarsi ma dovettero lasciare i documenti, fra i quali si trovava un elenco degli appartenenti al gruppo di Castano Primo.
Una decina di questi vennero prelevati dalle loro abitazioni la mattina del 25 febbraio, arrestati e portati inizialmente nelle celle del Campo di Aviazione della Promessa, dove vennero violentemente interrogati. La sera dello stesso giorno vennero tutti trasferiti alle scuole di Gallarate.
Verso le 14:30 del 26 febbraio furono caricati su un camion militare che, sotto scorta, si avviò verso Castano. Giunto in paese, il convoglio prese la direzione del cimitero cittadino e si fermò dietro di esso, all’esterno del muro di recinzione.
Nello stesso momento suonarono le sirene a segnalare l’allarme aereo e, come previsto in questi casi, per scampare ad un eventuale bombardamento, gran parte della popolazione si affrettò ad uscire dal centro abitato per raggiungere le campagne ai margini del paese. Questa coincidenza permise ad alcuni degli abitanti di Castano di assistere a quello che poi avvenne.
Alle ore 16:00 del 26 febbraio 1945, il comandante tedesco prese in mano un foglio e lesse tre nomi: Noè Antonio, Noè Franco e Griffanti Franco.
I tre ragazzi furono fatti scendere dal camion e posti contro il muro di recinzione del cimitero.
Nell’irreale silenzio creatosi i tre furono fucilati.
Gli altri ragazzi furono invece portati, con lo stesso convoglio, al carcere di Busto Arsizio.
Ogni anno, il 26 febbraio, i Tre Martiri vengono ricordati con una cerimonia alla quale partecipano cittadini, associazioni e autorità locali.
La parte del muro teatro della fucilazione con ancora i segni lasciati dalle pallottole, oggi all’interno del cimitero, è stata conservata a ricordo della vicenda.
Dopo la fine della guerra, una delle vie centrali del paese (corso Martiri Patrioti) venne intitolata alla memoria dei Tre Martiri.
Dal 1955, con cadenza annuale e con partenza e arrivo nella piazza principale di Castano, la locale associazione ciclistica (il Pedale Castanese) organizza una gara, a livello dilettantistico giovanile, intitolata ai Tre Martiri (Coppa Tre Martiri).
La parte del muro teatro della fucilazione con ancora i segni lasciati dalle pallottole, oggi all’interno del cimitero, è stata conservata a ricordo della vicenda.
Dopo la fine della guerra, una delle vie centrali del paese (corso Martiri Patrioti) venne intitolata alla memoria dei Tre Martiri.
Dal 1955, con cadenza annuale e con partenza e arrivo nella piazza principale di Castano, la locale associazione ciclistica (il Pedale Castanese) organizza una gara, a livello dilettantistico giovanile, intitolata ai Tre Martiri (Coppa Tre Martiri).
La targa in corso Martiri Patrioti
I tre Martiri di castano Primo, la parte del muro teatro della fucilazione e il giorno del funerale
Una poesia dedicata ai tre Martiri in dialetto Castanese con traduzione
Un ulteriore approfondimento sull'argomento a cura di
Stefano Jemma è scaricabile qui a fianco. |
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