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di Lino Colombo
editing Roberto Bottiani
L’antica chiesa pievana e collegiata di San Genesio ha certamente origini remote: durante gli scavi archeologici, effettuati nell’estate 1997 sotto il pavimento, è venuto in luce un sacello pagano presumibilmente intitolato al padre degli dei, come testimonierebbe l’ara rinvenuta alla fine del XIX secolo dedicata a Giove ottimo e massimo. Dopo l’evangelizzazione di Dairago, la piccola costruzione fu trasformata in edificio paleocristiano, forse il primitivo battistero della pieve, di cui si è rinvenuta la base circolare coperta da ciottoli e qualche frammento del pavimento marmoreo. All’esterno del sacello sono state ritrovate numerose tombe coeve che individuano un’intera area sacra.
Di notevole interesse, è stata la scoperta delle fondamenta appartenenti all’abside semicircolare, alla navata e al nartece della pieve romanica anteriore al Mille, sopra le cui rovine è sovrapposta la muratura della chiesa medioevale risalente ai secoli XII-XIV, il tutto diretto a oriente dove sorge il Sole, in senso opposto all’edificio attuale. All’interno si stendevano diversi strati di pavimentazione in terra battuta o in coccio pesto, disseminati di sepolture.
Nel 1703 il cardinale Archinti autorizzò il primo ampliamento dell’aula sul fianco meridionale, per realizzare la cappella della Vergine del Rosario. La cappella del Crocifisso è opera di Giorgio Olgiati “architetto di marmi” di Viggiù, che la portò a termine nel 1785 per custodire il Cristo ligneo intagliato tra il XVII e il XVIII secolo.
La struttura attuale della chiesa risale all’ultimo quarto dell’Ottocento, poiché nel 1877-78 l’antico edificio fu completamente rimaneggiato, costruendo dalle fondamenta una nuova campata verso ponente, il presbiterio con il coro semicircolare e la sacrestia sul fianco meridionale; di conseguenza, l’orientamento della chiesa risultò rovesciato e nel muro dell’antica abside fu aperto l’ingresso attuale. I lavori terminarono nel 1888, dopo il rifacimento della capriata del tetto e la realizzazione della nuova facciata; solo le cappelle settecentesche sul fianco meridionale furono mantenute.
Mediante un ulteriore ampliamento dell’edificio, nel 1906 furono aggiunte altre tre cappelle sul fianco settentrionale e la cappella del fonte battesimale ai piedi del campanile.
Inizialmente anche San Genesio, come tutte le antiche chiese pievane, aveva un battistero esterno, dedicato a san Giovanni Battista, finché, seguendo le disposizioni impartite dal cardinale Carlo Borromeo nel 1581, il fonte battesimale fu spostato all’interno della chiesa. Solo nel 1939 l’originaria pila marmorea del fonte battesimale, risalente a un’epoca prossima al Mille, è stata recuperata e collocata nell’attuale cappella del battistero, chiusa da un pregevole cancelletto in ferro battuto dei primi anni del ‘700. Il fonte è istoriato da quattro angeli con le ali spiegate: uno regge la croce, un altro poggia la testa sul palmo della mano, un terzo sostiene un libro aperto, l’ultimo stringe una grossa chiave.
Nel 1703 il cardinale Archinti autorizzò il primo ampliamento dell’aula sul fianco meridionale, per realizzare la cappella della Vergine del Rosario. La cappella del Crocifisso è opera di Giorgio Olgiati “architetto di marmi” di Viggiù, che la portò a termine nel 1785 per custodire il Cristo ligneo intagliato tra il XVII e il XVIII secolo.
La struttura attuale della chiesa risale all’ultimo quarto dell’Ottocento, poiché nel 1877-78 l’antico edificio fu completamente rimaneggiato, costruendo dalle fondamenta una nuova campata verso ponente, il presbiterio con il coro semicircolare e la sacrestia sul fianco meridionale; di conseguenza, l’orientamento della chiesa risultò rovesciato e nel muro dell’antica abside fu aperto l’ingresso attuale. I lavori terminarono nel 1888, dopo il rifacimento della capriata del tetto e la realizzazione della nuova facciata; solo le cappelle settecentesche sul fianco meridionale furono mantenute.
Mediante un ulteriore ampliamento dell’edificio, nel 1906 furono aggiunte altre tre cappelle sul fianco settentrionale e la cappella del fonte battesimale ai piedi del campanile.
Inizialmente anche San Genesio, come tutte le antiche chiese pievane, aveva un battistero esterno, dedicato a san Giovanni Battista, finché, seguendo le disposizioni impartite dal cardinale Carlo Borromeo nel 1581, il fonte battesimale fu spostato all’interno della chiesa. Solo nel 1939 l’originaria pila marmorea del fonte battesimale, risalente a un’epoca prossima al Mille, è stata recuperata e collocata nell’attuale cappella del battistero, chiusa da un pregevole cancelletto in ferro battuto dei primi anni del ‘700. Il fonte è istoriato da quattro angeli con le ali spiegate: uno regge la croce, un altro poggia la testa sul palmo della mano, un terzo sostiene un libro aperto, l’ultimo stringe una grossa chiave.
Nel 1929 furono rifatte le pitture della chiesa, in particolare la copertura a volta fu decorata dal pittore Giovanni Briani di Monza con affreschi raffiguranti il Bacio di Giuda, la Pietà, evangelisti e santi, scene della passione e della gloria di san Genesio mimo di Roma.
L’organo situato sopra l’ingresso principale è stato costruito nel 1882 dalla bottega varesina di Pietro Bernasconi, mentre l’altare maggiore risale al 1936, quando fu sostituito quello cinquecentesco in legno intagliato e dorato.
Il campanile antico era in stile gotico, con lapidi e rilievi di epoca romana incastonati nella muratura esterna, oggi resta solo un brano del suo basamento formato da blocchi di pietra.
Il campanile moderno, progettato dagli ingegneri Enrico Strada e Cesare Nava di Milano, è stato innalzato nel 1892, però la cupola ha assunto la sua forma attuale solo nel 1923, permettendo alla torre campanaria di raggiungere l’altezza di 35 m. Sulla facciata è conservato un bassorilievo raffigurante due mammelle, in origine un’immagine votiva pagana legata alla fertilità. Il concerto di sei campane, fuso da Pasquale Mazzola di Valduggia, risale al 1891-92.
L’organo situato sopra l’ingresso principale è stato costruito nel 1882 dalla bottega varesina di Pietro Bernasconi, mentre l’altare maggiore risale al 1936, quando fu sostituito quello cinquecentesco in legno intagliato e dorato.
Il campanile antico era in stile gotico, con lapidi e rilievi di epoca romana incastonati nella muratura esterna, oggi resta solo un brano del suo basamento formato da blocchi di pietra.
Il campanile moderno, progettato dagli ingegneri Enrico Strada e Cesare Nava di Milano, è stato innalzato nel 1892, però la cupola ha assunto la sua forma attuale solo nel 1923, permettendo alla torre campanaria di raggiungere l’altezza di 35 m. Sulla facciata è conservato un bassorilievo raffigurante due mammelle, in origine un’immagine votiva pagana legata alla fertilità. Il concerto di sei campane, fuso da Pasquale Mazzola di Valduggia, risale al 1891-92.
La canonica sorgeva contigua al fianco settentrionale della chiesa; antica e cadente fu ricostruita nel 1480 dal prevosto Antonio della Croce, come ricorda una lastra di marmo originariamente murata sulla facciata dell’edificio, recante la data e lo stemma Della Croce, con la scritta: Soli Deo laus et gloria (a Dio solo lode e gloria). Il reperto è ora custodito nella cappella del fonte battesimale.
Ancora alla fine dell’Ottocento, la canonica si affacciava su di un ampio cortile dotato di stalle, rustici, cantina, colombaia e pozzo. Nel 1905 l’edificio fu demolito, conservando solo alcuni muri perimetrali, per realizzare l’abitazione del prevosto; poi anche quest’ultimo fabbricato fu abbattuto, dopo la costruzione dell’attuale casa del parroco nel 1962.
La piazza fiancheggiante la chiesa copre l’area dove sorgeva l’antico cimitero, pertanto oggi non rimane nulla del primitivo complesso religioso della pieve.
Desunto da:
Gruppo di Ricerca Storica - Dairago, L’antica madre. Studi sulla chiesa pievana di San Genesio e la comunità di Dairago, Dairago 2009.
Pila del fonte battesimale in marmo bianco, risalente a un’epoca prossima al Mille, con quattro angeli scolpiti.
I quattro angeli con le ali spiegate: uno regge la croce, un altro poggia la testa sul palmo della mano, un terzo sostiene un libro aperto, l’ultimo stringe una grossa chiave.
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Veduta d’assieme degli scavi archeologici sotto la navata di San Genesio. In primo piano s’intravede parte della costruzione più antica: un sacello circolare di ciottoli, in cui si apre la tomba con le croci dipinte. Al centro e ricavato il sepolcro dei sacerdoti con le sue nicchie, seguito dalla grande tomba della famiglia Casati (i “Maghi” del Camaóón); intorno si stende il pavimento in terra battuta, disseminato di sepolture e racchiuso dalle fondamenta dell’antica chiesa pievana.
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A sinistra la lastra di granito con la scultura in rilievo di due mammelle, un’immagine votiva pagana legata alla fertilità incastonata nel basamento del campanile. A destra evidenziata in giallo, la posizione della lastra alla base del campanile, in una cartolina del 1947.